Nel mondo del calcio l’onestà intellettuale è diventata merce sempre più rara. Le dichiarazioni di giocatori e allenatori con il passare del tempo sono diventate sempre più come dei pensieri preconfezionati. L’aspetto più evidente, tuttavia, è la scarsa trasparenza nello spiegare le proprie scelte e, soprattutto l’incapacità – più o meno intenzionale – di riconoscere i propri limiti e i meriti degli avversari. Davanti ai microfoni è diventato molto più facile cercare sempre altrove i motivi di una sconfitta o di una prestazione al di sotto delle aspettative.

Uno dei meriti di Ivan Juric, invece, è proprio l’esatto contrario. Il tecnico gialloblù, infatti, quando si trova davanti a taccuini e telecamere, mostra sempre estrema chiarezza e trasparenza, senza nemmeno mai abbozzare alcun volo pindarico. L’ultimo esempio è stato sabato sera dopo la vittoria contro la Lazio quando parlando di Lovato ha commentato «Volevo cambiarlo dopo dieci minuti perché non stava facendo bene poi si è ripreso ed è migliorato molto» oppure quando, interpellato sulla partita ha ammesso «Abbiamo fatto una buona partita ma dobbiamo migliorare molto. Loro erano probabilmente un po’ stanchi dopo l’impegno di Champions e questo è andato in parte a nostro favore».

Il calcio di oggi, dove le dichiarazioni di convenienza la fanno ancora da padrone, avrebbe bisogno di ritrovare la trasparenza e la genuinità dei tempi andati. Ivan Juric, per fortuna, non è l’unico che sta andando in questa direzione ma per cambiare questa antipatica inerzia serve un deciso cambio di mentalità per il quale, per ora, si intravedono solo timidi e sporadici tentativi.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 14 dicembre 2020 alle 18:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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