Dopo tredici giornate il Verona è ultimo in classifica, da solo, inchiodato da numeri decisamente spietati. Peggior difesa, secondo peggior attacco, otto sconfitte di fila, dieci ko complessivi su tredici incontri disputati e una sola vittoria, sono tutti dati da far rabbrividire anche il più ottimista dei tifosi. L'origine di tutto questo, però, parte da lontano. Le prime responsabilità cadono sicuramente sul club, in primis sul mercato orchestrato dal nuovo diesse Francesco Marroccu, e probabilmente "avallato" dal Presidente Setti, che ha inopinatamente disfatto un giocattolo perfetto e costruito una squadra, profondamente rinnovata, nemmeno lontana parente di quella vista in questi ultimi anni con Juric, prima, e con Tudor poi. Se ne sono andati i pezzi migliori, a prezzi quasi da discount, mentre chi è arrivato, oltre a non rimpiazzare adeguatamente i partenti, è giunto in riva all'Adige scaglionato nel tempo, complicando non poco l'opera di Gabriele Cioffi, chiamato sulla panchina gialloblù al posto di Tudor.

L'ex tecnico dell'Udinese si è trovato a lavorare con una squadra non proprio ben assortita con tre prime punte di ruolo (Henry, Piccoli e Djuric) a pestarsi i piedi e con l'assenza in difesa di veri esterni di ruolo, con tre centrali spesso costretti ad adattarsi. La cacciata di Cioffi con la contemporanea promozione dell'inesperto Bocchetti - prima allenatore di Allievi e Primavera - tranne una prevedibile fiammata iniziale, non ha sortito gli effetti desiderati. Anzi, rimane ancora un mistero il motivo che ha spinto il club a sottoporre all'ex difensore gialloblù un contratto di cinque anni. Manco fosse Jurgen Klopp o Pep Guardiola. Ci troviamo, quindi, davanti a un disastro quasi annunciato dove, in tutta onestà, si fatica a intravedere nella società la voglia, o forse anche le capacità, di riuscire a porvi quanto prima un efficace rimedio. 

Ora la squadra ha davanti prima della sosta Mondiale due partite: una proibitiva con la Juventus e una più alla portata con lo Spezia, diretta concorrente per la salvezza. In caso di nuovi insuccessi, si vocifera la possibilità di un nuovo cambio in panchina che potrebbe, a questo punto, far cambiare finalmente le cose o farle precipitare verso il fatidico punto di non ritorno. Il tempo per imprimere una svolta c'è. Rimangono, invece, reali dubbi sulle concrete possibilità di poterla mettere in atto. E le voci, sempre più insistenti, di un'imminente cessione della società non fanno altro che far piovere sul bagnato. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 novembre 2022 alle 19:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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