Dopo la sconfitta di Cittadella alla penultima giornata, nessuno avrebbe scommesso un solo soldo sulla promozione in serie A. Inutile negarlo, la squadra vista in quell’occasione sul terreno del “Tombolato” era arrivata ad essere l’ombra di sè stessa. Da quel punto di non ritorno, invece, i gialloblu sono stati in grado di risalire, invertendo una rotta che sembrava quella di una nave alla deriva. Il merito è interamente, o quanto meno in buona parte,di Alfredo Aglietti, che usando intelligenza e buon senso, ha saputo risollevare dalle ceneri un ambiente destinato alla più cupa depressione, regalando una promozione che definire miracolosa potrebbe sembrare quasi riduttivo. In poco meno di un mese il tecnico originario di San Giovanni Valdarno, con un passato da ex gialloblù ai tempi di Cesare Prandelli, ha scritto la storia di una della pagine più belle ed emozionanti della ultracentenaria storia del club scaligero. Lo stesso popolo del Bentegodi, lasciati in disparte rancori e malumori vari, si è stretto forte attorno ai propri beniamini, spingendoli con forza verso il raggiungimento di un traguardo impensabile sino a poche settimane prima..
Terminati i festeggiamenti l’obiettivo si sposta immediatamente sulla prossima stagione, quella che vedrà il Verona tornare a calcare l'ambito palcoscenico della serie A, dopo un solo anno di purgatorio. La promozione ha già fatto scattare per accordi pregressi, gli acquisti definitivi di Marrone, Di Gaudio e Ragusa, ma è solo un primo timido inizio. Il mattone più importante, naturalmente, riguarda il nome del prossimo allenatore che andrà a sedersi sulla panchina gialloblu. Aglietti, per sua precisa volontà, non gode di alcuna opzione di rinnovo legata al risultato ottenuto, quindi i giochi rimangono aperti a qualsiasi esito. Voci di corridoio, che qualcuno senza mezzi termini definisce “malelingue”, raccontano di alcuni contatti ravvicinati con Juric, ex tecnico del Genoa, artefice della promozione in A con il Crotone alcune stagioni fa, incappato successivamente in alcuni esoneri nelle ultime due stagioni trascorse sulla panchina del Grifone. Senza dimenticare Pippo Inzaghi, notato più volte nella tribuna del Bentegodi, "armato" di penna, carta e calamaio, anche se in questi ultimi giorni, la pista sembrerebbe essersi raffreddata.
Se nel calcio esistesse la meritocrazia la conferma di Aglietti dovrebbe essere non più di una semplice formalità.La realtà, invece, è ben diversa tanto che la corsa alla panchina scaligera e tutt'altro che chiusa. Senza usare mezzi termini crediamo che l'attuale tecnico, chiamato in sostituzione di Fabio Grosso, si sia guadagnato sul campo i galloni della riconferma. Negargli la chance di allenare in serie A, ora come ora, assumerebbe i contorni di un delitto più che di una decisione valutata e ponderata. Nei prossimi giorni, società e allenatore troveranno il tempo di sedersi attorno a un tavolo per verificare le possibilità di trovare la fatidica quadra. L'auspicio di tutto l'ambiente è quello di una conferma, con l'obbligo consapevole di costruire un organico in grado di evitare figuracce come quella di due anni or sono. Cambiare guida tecnica, inoltre, in caso di insuccesso, potrebbe esporre la società a una nuova ondata di contestazione, della quale francamente non si avverte necessità alcuna. Un situazione senza alcun dubbio da evitare, soprattutto ora che l'ambiente sembra aver ritrovato un minimo di compattezza. Questo feeling ritrovato rappresenta, infatti, un capitale da non disperdere, senza il quale, specialmente in riva all'Adige, ogni traguardo rischia di diventare stramaledettamente difficile da raggiungere.
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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