Il calcio italiano ha deciso di ripartire. Dopo lunghe settimane, tra proclami e smentite, si è deciso di tornare in campo, provando a buttarsi alle spalle questo lungo e snervante lockdown. Il virus non è sconfitto definitivamente ma la curva epidemiologica e le previsioni sono state considerate confortanti al punto di consentire la ripresa. Secondo l’opinione di molti la molla che ha fatto scattare tutto sono stati i diritti televisivi. Il possibile mancato introito dei contributi versati dalle emittenti ha “spaventato” i club che senza queste voci di ricavo rischiano di vedere minati i sottili equilibri dei rispettivi bilanci. Conclusione quasi scolastica ma il calcio è un’azienda è come tale deve ragionare.

Il vero problema riguarda, invece, la quarantena in caso di positività perchè in questo caso l’intera squadra non potrebbe più giocare causando l’immediata sospensione del campionato. L’ipotesi play off e play out viene osteggiata dai club che, a questo punto, potrebbero optare per la cristallizzazione della classifica. A mali estremi, estremi rimedi.

L’altro aspetto riguarda i tifosi. Gli stadi, come ben sappiamo, resteranno vuoti ancora per un po’ di tempo e ci si dovrà accontentare di poltrona e tv. Il calcio, però, è anche uno spettacolo e, secondo molti, senza pubblico cessa di essere tale. Questo, volenti o nolenti, sarà per forza un calcio completamente diverso da quello a cui eravamo abituati. Tutto vero, ma questo ora passa il convento.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 maggio 2020 alle 15:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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