La tanto sbandierata coerenza, ribadita a gran voce la scorsa settimana dal presidente Maurizio Setti, utilizzando il più classico dei comunicati stampa, si è dissolta come neve al sole. Dopo la prestazione assai deludente con il Livorno, coincisa con la seconda sconfitta casalinga consecutiva, probabilmente non rimaneva altro che sollevare dall’incarico Fabio Grosso. Troppo tardi ? Probabilmente si. O meglio,  sicuramente si. In altre piazze e in contesti di classifica e risultati anche meno critici, l’esonero è arrivato per molto meno. In riva all’Adige, invece, la società ha sfidato tutto e tutti, sino a quando la corda si è spezzata da sola. Impossibile, in ogni caso, fare altrimenti. Se l’intenzione di tentare l’ascesa in serie A è ancora valida,  era necessario mandare un segnale forte. In tremendo ritardo ma pur sempre un segnale andava mandato.

L’impressione generale è che Fabio Grosso abbia quasi fatto di tutto per farsi esonerare, vista la contestazione nei suoi confronti diventata oramai insostenibile, almeno per lui. La formazione scesa in campo contro il Livorno, l’approccio alla stessa gara e tutta una serie di altri aspetti non meno trascurabili sembrano quasi non lasciare dubbi. Decisamente uno spettacolo assai deludente, specialmente per i tanti ex gialloblù degli anni 70’ ai quali non è, forse, parso vero di poter assistere a così tanta pochezza. 

La palla è passata ora tra le mani di Aglietti che si trova dover affrontare una situazione a dir poco disperata. Due partite: una a Cittadella contro una diretta concorrente ai play off e l’ultima tra le mura del Bentegodi contro un Foggia che arriverà a Verona alla disperata ricerca di punti per evitare la retrocessione. Il rischio di trovarsi davanti ad un fallimento clamoroso è paurosamente tangibile. Per il il tecnico di San Giovanni Valdarno, comunque, il rischio vale sicuramente la candela. In caso di successo diventerebbe il salvatore della patria mentre laddove non centrasse l’obiettivo sarebbe semplicemente l’ultimo dei colpevoli, non certo il principale responsabile. Secondo molti, peraltro, solo per il fatto di schierare i giocatori nel proprio ruolo e puntare su un’ossatura base - cose mai applicate dal suo predecessore - potrebbe già trovarsi a metà dell’opera. Per il bene del Verona, comunque, la tifoseria gialloblù, sempre più ostile nei confronti del presidente Maurizio Setti e del direttore sportivo Tony D’Amico, indicati quali primi colpevole della situazione venutasi a creare, è pronta a stringersi ancora una attorno alla squadra. Per le due prossime partite e, si spera, per gli eventuali quanto auspicati play off. Solo dopo arriverà il tempo di tirare le somme

Sezione: Editoriale / Data: Ven 03 maggio 2019 alle 09:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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