Ivan Juric, uomo schietto e onesto, è stato molto chiaro: questo Verona non è ancora competitivo per la massima serie. "Abbiamo bisogno di un bel po' di giocatori in varie zone del campo per essere competitivi entro l’inizio del campionato” ha chiosato il tecnico croato qualche giorno fa, a margine dell’amichevole giocata dai gialloblù contro la SPAL. Una presa di posizione netta, ad affermare una palese verità: l’Hellas, a undici giorni dal primo impegno di campionato e a quattro dal debutto ufficiale (la Coppa Italia contro la Cremonese) è ancora un cantiere aperto.
Non potrebbe essere altrimenti, per una società reduce dalla seconda immediata risalita dalla serie cadetta. Una società che, però, non vuole incappare nella terza retrocessione consecutiva dalla Serie A, memore delle pessime annate 15/16 e 17/18, quando i gialloblù non cominciarono neppure a lottare per la permanenza nell’élite del calcio italiano. Ma ciò che più ha colpito i tifosi è stata forse la modalità con cui Juric ha manifestato la propria preoccupazione: semplice ed immediato, ben diverso dal blando stile comunicativo adottato dai suoi predecessori. Se vogliamo, una forma diametralmente opposta di “aziendalismo”: evidenziare i problemi e le lacune della rosa, per stimolare la società a lavorare ancora più alacremente alla ricerca delle giuste pedine in queste ultime settimane di mercato.
Ragionando per reparti (e senza tralasciare l’utile innesto di Radunovic come vice-Silvestri), la difesa è stata ottimamente puntellata con gli acquisti di Rrahmani, Bocchetti e Günter: al momento, condizione fisica permettendo, sembrano loro i potenziali titolare del pacchetto arretrato gialloblù. Le operazioni Badu e Veloso, elementi espressamente richiesti dal mister, sembrano invece comporre una cerniera di centrocampo perfetta per il tipo di calcio professato da Juric, che nel suo 3-4-3 intenso e verticale potrà attingere dalle diverse caratteristiche dei due la giusta dose di ordine, dinamismo e agonismo. Al contrario, sembra mancare ancora qualcosa sulle corsie laterali, così come nel reparto offensivo, dove il tecnico potrebbe optare per un tridente “classico”, oppure per i due trequartisti a supporto della punta centrale.
È proprio in questa direzione che si sta muovendo la società: gli acquisti di Verre e Lazovic arricchiscono la batteria di mezzepunte per Juric, mentre per quanto riguarda l’attaccante (scelta prioritaria perché Di Carmine e Pazzini difficilmente potranno reggere il peso offensivo per un’intera stagione) le piste sono molteplici (senza dimenticare, comunque, la freschezza e la motivazione dei giovani Tupta e Tutino). E mentre l’affascinante idea Mario Balotelli sembra destinata a rimanere un semplice sogno di mezza estate, le attenzioni di Tony D’Amico si rivolgono ad Alberto Paloschi e Giovanni Simeone, con il primo, ormai ai margini alla SPAL, decisamente favorito, se non altro per questioni d’ingaggio. Più fredde, invece, le piste che conducono a Diego Falcinelli e Wilfried Bony.
Resta aperto anche il capitolo relativo alle uscite. La rosa gialloblù va sfoltita, e dopo le cessioni a titolo temporaneo di Laribi e Balkovec all’Empoli, rimangono altri elementi il cui futuro è tutto da decifrare. Su Lee si registra il concreto interessamento dei belgi del Sint-Truiden, ma il coreano sembra orientato a restare per giocarsi le proprie chance; Di Gaudio è vicino al Pescara, Cissè al Bari, mentre Daniel Bessa, su cui Juric durante il ritiro si è pronunciato in modo fermo e autoritario, è ormai fuori dal progetto Hellas. Per lui si parla di un interessamento del Torino, ma al momento non è pervenuta alcuna offerta concreta.
Amichevoli contro avversarie di valore quali Hoffenheim, Trabzonspor e SPAL, hanno rivelato una squadra che comincia a muoversi secondo i dettami del nuovo allenatore: c’è un’idea di gioco e una certa solidità difensiva, mentre manca qualcosa proprio in fase realizzativa, dal momento che l’unico gol è giunto con una punizione di Veloso.
Quello del Verona è stato finora un mercato oculato, fatto principalmente di prestiti e svincolati, effetti di un budget per forza di cose limitato. Il livello del campionato, inoltre, si è decisamente alzato rispetto al passato, come testimoniato dalle eccellenti operazioni estive di club di fascia media come Cagliari, Genoa e Bologna. Ma le idee in casa Hellas non mancano e l’atteggiamento sembra quello giusto: quello di chi vuole evitare di incappare negli errori del passato e scongiurare la terza retrocessione consecutiva.
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