Tony D’Amico è l’ospite della prima puntata di “A tu per tu”, nuova rubrica di approfondimento di Hellas Verona Channel.
Il mercato del Verona si è concluso al fotofinish, riuscendo a portare a termine un’operazione molto importante come quella di Mariusz Stepinski. È questa l’operazione più importante del mercato gialloblù?
Quando si costruisce una squadra, credo che tutte le operazioni siano importanti. Sicuramente è stata molto complicata, ma credo che i meriti vadano al presidente Maurizio Setti: è rimasto lucido in una trattativa molto lunga, complicata. Ha fatto un grande sforzo per portarla a termine, sia dal punto di vista economico che di pazienza. È stato l’ultimo acquisto assieme a quello di Bessa. Durante l’estate si erano dette tante cose, ma la situazione di Bessa è sempre stata abbastanza chiara. Con lui avevamo un accordo: se non fossero arrivate offerte importanti, lui sarebbe rimasto un giocatore del Verona. Credo che sarà un altro rinforzo per la squadra perché ha le qualità tecniche e umane per darci una mano.
Possiamo dire che il Verona è un mix? Ci sono tanti giovani (è la quinta squadra più giovane della Serie A), ci sono giocatori di esperienza (Veloso e Pazzini) e anche giocatori in cerca di riscatto.
Per quanto riguarda i giovani, è una scelta di continuità: già l’anno scorso eravamo la terza squadra più giovane in B. Ovviamente, quando affronti un campionato complicato come quello di Serie A, non basta, e ai nostri giovani abbiamo deciso di affiancare l’esperienza, che non è data solo dalla carta d’identità, ma soprattutto dai campionati. Siamo partiti da Bocchetti, Veloso, Badu, Giampaolo che già era con noi, Lazovic… giocatori che hanno dei campionati alle loro spalle e possono trasmettere ed essere pronti nei momenti di difficoltà per sostenere i giovani che si approcciano al campionato di Serie A, così difficile, per la prima volta.
Il Verona si era posto degli obiettivi di mercato ed è riuscito ad andare a segno. C’è stato solo un intoppo: il caso di Badu.
La nostra linea era chiara: partire dalla difesa per poi salire nei reparti. È stato un mercato non semplice, ma siamo abbastanza soddisfatti di quello che abbiamo fatto. La parola finale la darà solo il campo: ci dirà se il lavoro è stato fatto bene o male. Per Badu è stato un grande dispiacere, ma prima una grande paura per tutti, perché è stato un momento difficile. Un grande dispiacere da un punto di vista tecnico, ma soprattutto umano, perché Badu rappresentava uno dei giocatori fondamentali nello spogliatoio, però siamo convinti che tra qualche mese tornerà con noi più forte di prima e ci darà una grande mano.
Siete però andati subito a tamponare con un acquisto in sordina, ma che ha subito dimostrato di essere molto performante come Amrabat.
Amrabat era una delle prime trattative che avevamo iniziato nei primi giorni di mercato. Le richieste del Bruges erano un po’ fuori dalla nostra portata, ma poi siamo tornati un po’ più forti sul calciatore e il suo volere è stato molto importante. Lui ha voluto fortemente Verona e l’Italia, quindi è stato più semplice alla fine.
Parlando della Serie A, è stato un mercato diverso dagli ultimi anni per tutte le squadre medio-piccole. Sono tante le squadre che normalmente lottavano per la salvezza, ma guardando la rosa oggi sembrano avere degli organici molto importanti a fronte di grandi investimenti.
Il livello si è alzato tantissimo, basta guardare quanto ha investito il Cagliari e che tipo di giocatori è riuscito ad acquistare. Sicuramente le neo-promosse danno il senso di quanto possa essersi alzato il livello, perché negli altri anni non credo ci siano stati questi investimenti. Non è detto che solo gli investimenti possano portare risultato. Sono una parte fondamentale, ma per le neo-promosse la cosa difficile, rispetto alle altre squadre che sono già consolidate da più anni di Serie A, è proprio l’esperienza dei campionati. Il modo in cui vivi i momenti difficili che comunque arriveranno. Ci sono squadre che si sono comunque salvate l’anno scorso perdendo sette partite consecutive. Lì si fa la differenza, nei momenti più difficili. Per affrontarli, a volte, non sono solo necessari gli investimenti, ma anche l’unità d’intenti di tre componenti fondamentali: società, squadra e tifosi. Se nei momenti difficili queste tre componenti restano unite, secondo me si può raggiungere l’obiettivo.
Obiettivo che passerà anche per un altro nuovo acquisto, il mister Ivan Juric, che ha colpito tutti per l’impronta che ha già dato alla squadra. Sei d’accordo con questa visione del mister?
Mister Juric è un allenatore che pretende tantissimo. Secondo me ha già fatto un buon lavoro, perché abbiamo cambiato tanto in due mesi di lavoro. Pretende tantissimo, ma dà anche tantissimo. A livello mentale e atletico soprattutto. Credo che, per una squadra che deve salvarsi, la lotta è la prima componente e lui lo considero un uomo di lotta.
Per quanto riguarda l’avvio di campionato, si sono conquistati quattro punti di cui tre raccolti fuori casa contro una diretta concorrente. Sei sorpreso di questo avvio del Verona?
Non sono sorpreso, sono moderatamente soddisfatto. Sappiamo che tipo di campionato ci aspetta: partite difficili, di alto livello. Partire così serve a tutti noi, serve alla città, serve all’ambiente, serve alla squadra. Una squadra nuova, con risultati positivi, con l’entusiasmo e la maturazione del gruppo e della conoscenza. Sarà più semplice e ci vorrà meno tempo, quindi di questo sono contento, sapendo che però mancano tantissime partite e tantissimi momenti. Siamo però soddisfatti che la squadra, soprattutto a livello temperamentale, abbia affrontato due partite diverse con un unico comune denominatore: la cattiveria, la voglia di battagliare che non deve mai mancare.
Lotta e unità d’intenti. Sono questi gli ingredienti su cui il Verona deve fare leva per andare a prendersi la salvezza?
Sicuramente sì. Questa è la base. Poi c’è la tecnica, che con il tempo verrà migliorata, ma credo che con il Lecce sia stata fatta una partita buona anche dal punto di vista tecnico.
Autore: Anna Vuerich
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