È dolcissimo, l’inizio del nuovo anno, in casa Hellas Verona. La squadra di Ivan Juric, infatti, reduce da una fine di 2019 in cui, al netto della grande rimonta sul Torino, aveva mostrato un piccolo calo di brillantezza, spazza via ogni timido dubbio con una prestazione che è il manifesto perfetto del suo finora splendido campionato. Sul campo di una squadra pericolante e dal peggior attacco della Serie A, ma pur sempre reduce da un corroborante successo esterno prima della sosta, i gialloblù hanno dominato dal primo all’ultimo minuto, mettendo in mostra il solito calcio organizzato, dinamico, diretto e aggressivo. Una dimostrazione di forza ben manifestata da un grande approccio al match, da una corposa collezione di occasioni pericolose e un vantaggio ben presto acquisito e poi amministrato nel modo migliore. Solo una grande prestazione di Berisha ha tenuto a galla la SPAL fino ai minuti finali, evitando ai suoi un passivo più pesante.
Forse per la prima volta in stagione, l’Hellas ha dimostrato una chiara superiorità rispetto all’avversario: ad una SPAL leggera, spuntata, quasi intimorita, il Verona ha opposto la solita compattezza, una ritrovata tenuta atletica, una grinta e un agonismo ad un livello superiore, simboli di una spiccata consapevolezza nelle proprie qualità e di un impianto di gioco che va oltre gli interpreti. Ed è proprio qui che sta il maggior merito del tecnico croato, il vero e proprio valore aggiunto di questa rosa: un allenatore che sa ricavare il meglio dai suoi uomini, che sa spingerli sempre oltre i propri limiti e che è stato in grado di valorizzare al meglio il materiale a propria disposizione. Un lavoro ben rintracciabile nelle superbe prestazioni che i vari Amrabat, Rrahmani, Lazovic collezionano ad ogni esibizione, così come negli exploit di giovani come Kumbulla, Salcedo e Pessina o nella ritrovata vena realizzativa di Pazzini e Stepinski.
A Ferrara, il Verona ha conquistato il sesto successo in campionato, il terzo in trasferta. Un dato che fa tornare con la mente all’epoca d’oro dello Scudetto. Ma fermandosi a più ragionevoli e realistiche considerazioni, si nota come i gialloblù abbiano conquistato tutti gli scontri diretti, eccezion fatta per le sfortunate sfide contro Udinese e Sassuolo, perdendo punti solo contro le big del nostro calcio, spesso anche in modo immeritato. E ora alle porte ci sono Genoa, Bologna e Lecce: un trittico fondamentale per rimpinguare il già cospicuo margine sulla zona retrocessione e per confermare l’onorevole (e impensabile, alla vigilia) posizione di metà classifica.
Al termine della sfida del Mazza, Juric si è detto molto soddisfatto della prestazione dei suoi, e ne ha tutte le ragioni: la difesa è tornata imperforabile, collezionando, dopo le 9 reti subite contro Roma, Atalanta e Torino, il sesto clean sheet stagionale (meglio solo l’Inter, con 7); è stato recuperato alla causa un giocatore fondamentale come Badu, per quanto la strada del recupero della miglior condizione fisica sarà ancora lunga; inoltre, le reti di Pazzini e del suo sostituto Stepinski hanno confermato come il problema del gol degli attaccanti possa dirsi ormai superato, potendolo annoverare tra le antipatiche statistiche di inizio stagione. Lo stesso Juric, però, ha provveduto ad alzare l’asticella degli obiettivi, dichiarando come questa squadra non possa mai permettersi di abbassare l’intensità e di giocare sotto ritmo. Una giusta affermazione di responsabilità e concretezza, utile a smorzare i facili entusiasmi, a tenere alto il livello della concentrazione (e in tempi di mercato, si sa, non è mai facile…) e a mantenere l’obiettivo ben puntato sulle prossime cruciali sfide salvezza.
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