Doppio ex della sfida di domenica tra Genoa e Verona, l'ex centrocampista Carlo Odorizzi ha parlato alla nostra redazione.
“Una vita da mediano, a recuperar palloni. Lavorare sui polmoni, a coprire certe zone, a giocare generosi”. Sono alcuni passaggi del testo della famosa canzone di Luciano Ligabue, dedicata al ruolo, ormai desueto, del mediano di spinta. La citazione è per Gabriele Oriali, indimenticato Campione del Mondo di Spagna ’82 ma sono in molti a riconoscersi in queste parole. Uno di questi è sicuramente Carlo Odorizzi, mediano anni ’80 che nella sua carriera ha vestito le maglie di Arezzo, Sambenedettese, Genoa, Verona e Palermo, collezionando oltre 300 presenze. «Sono sempre stato un giocatore che correva molto. Ero il classico calciatore “sette polmoni”. In campo non mi risparmiavo, mi piaceva sempre andare oltre». Lo chiamavano “Motorizzi” o “Ruspa”, tanto per citarne alcuni. A Verona tanti ricordano ancora il coro “Odo-rizzi, Odo, Odo-rizzi”. «Ero un giocatore generoso. Sono contento e orgoglioso di aver lasciato un buon ricordo in tutte le squadre dove ho giocato». Peccato per il mancato esordio in serie A. «Sì, quello rappresenta per me un grande rammarico. Sono comunque soddisfatto della carriera che ho fatto. Non ho alcun rimpianto». Ironia della sorte, Odorizzi la A se l’era conquistata con due promozioni da protagonista. Prima con il Genoa e poi con il Verona. Tutte e due le volte, però, ci fu un trasferimento. «Quando ero al Genoa mi voleva il Napoli. Erano disposti a spendere quasi 800 milioni. Ma la società aveva paura della reazione della tifoseria genoana. La promozione, poi, la conquistai sul campo ma mi cedettero in B al Verona». Dove arrivò un’altra promozione. «Proprio così. Con Bagnoli andammo n A ma al termine di quel campionato anche il club gialloblù fece scelte diverse. Peraltro, venni a sapere dal telegiornale del mio trasferimento al Palermo. Allora non c’erano i procuratori e noi giocatori da questo punto di vista eravamo veramente poco tutelati». Una serie A assaporata solo in Coppa Italia. «Capitava nei gironi eliminatori. Con il Verona ricordo che incontrammo il Milan e fui tra i migliori in campo». Un segno che in serie A ci poteva stare anche uno come Odorizzi. «Sicuramente - aggiunge - comunque pazienza. Come ho detto, sono comunque contento di come è andata».
E domenica Genoa e Verona si trovano una di fronte all’altra. «Seguo il calcio di oggi - confessa - e in particolare le squadre dove ho giocato. Genoa e Verona sono due città dove sono stato molto bene. Sono due piazze dove c’è una tifoseria fantastica, che vive per la squadra e la sostiene sempre, soprattutto quando vede che i calciatori danno tutto per la causa. I rossoblù hanno perso Gudmusson e Retegui ma è arrivato Pinamonti. È trentino come me, lo conosco bene. Credo che questo possa essere il suo anno. Anche il Verona mi piace, si vede l’impronta tattica di Zanetti. Inoltre c’è un direttore sportivo come Sogliano, per me assieme a Sartori il migliore. C’è molto entusiasmo che non può che fare bene».
Carlo Odorizzi oggi? Mai pensato di fare l’allenatore? «Qualche esperienza come vice. Mi sarebbe piaciuto fare il capo allenatore ma probabilmente non è mai capitata l’occasione giusta. A dirla tutta non l’ho mai cercata più di tanto. Forse, il pensiero di allontanarmi ancora dal mio paese in Trentino mi ha condizionato. Oggi sono un pensionato felice, anzi felicissimo di tutto quello che ho avuto dal calcio».
Foto Carlo Odorizzi oggi
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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