In vista del match tra Verona e Lecce abbiamo raccolto come sempre le impressioni di un doppio ex della partita.  Incontriamo oggi Marco Zamboni, veronese doc ( è nato a Bussolengo il 7 dicembre 1977 ndr) che nella sua lunga carriera ha indossato entrambe le maglie. L’esperienza in casacca gialloblù risale alla stagione 2002/2003, quella successiva alla tristemente famosa retrocessione maturata nella sconfitta di Piacenza all’ultima giornata, quando mise insieme 18 gettoni da gennaio a giugno. Decisamente migliore, invece, è stata l’avventura nel Salento di qualche anno prima ( campionato 1998/99 ndr) quando l’allora Lecce di Nedo Sonetti conquistò la promozione in serie A assieme a Verona – vincitore del campionato – Torino e Reggina. Oggi Marco Zamboni, non ha ancora deciso di smettere e gioca ancora nelle file del Castelbaldo, società padovana che milita nel campionato di Eccellenza.  

Iniziamo parlando del match di domenica.

« Il Verona rappresenta sicuramente la sorpresa di questo campionato. La squadra gialloblù, che ho avuto modo di vedere più volte, mi ha impressionato per quantità ma anche per qualità, visto le buone individualità delle quali dispone. I gialloblù sono una formazione che non ti lascia giocare, difficile da affrontare per chiunque. Il Lecce confesso di non averlo mai visto, tuttavia mi sembra una compagine dotata di un organico ben assortito,  soprattutto in attacco, in grado di dare sicuramente del filo da torcere alla squadra di Juric. La formazione salentina non è sicuramente da sottovalutare anche se per i giallorossi, almeno sulla carta, l’impegno è senza dubbio più impegnativo. In ogni caso, nessuna partita in serie A deve essere presa “sottogamba” ma questo è un concetto che entrambi gli allenatori sono certo conoscono molto bene.»

In questi giorni hanno suscitato qualche perplessità le dichiarazioni di Zeman il quale, interpellato sul Verona, ha indicato la squadra gialloblù come una formazione molto dotata sul piano fisico ma non altrettanto sotto l’aspetto tecnico.

«Si tratta di un’analisi che non mi trova d’accordo. In questa stagione, come già detto, i gialloblù hanno dimostrato di avere oltre a doti fisiche anche indiscutibili pregi sotto il profilo tecnico. Parliamo di una squadra molto aggressiva ma sempre alla ricerca del gioco attraverso il possesso palla a terra.  L’unico neo è, forse, rappresentato dalla mancanza di un bomber “di categoria” anche se, dopo un inizio stentato, i vari Pazzini, Di Carmine e Stepinski hanno iniziato a farsi sentire.»

Apriamo il tuo album dei ricordi con Verona e Lecce.

« A Verona sono giunto a gennaio, l’anno successivo alla retrocessione, voluto proprio da Alberto Malesani. Disputai una buona seconda parte di stagione al termine della quale raggiungemmo una tranquilla salvezza. Un ricordo particolare lo conservo per il pubblico perché i tifosi gialloblù quando sei in campo ti trasmettono una carica incredibile. A Lecce, invece, ho vissuto una stagione straordinaria, culminata con la promozione in serie A. In quell’anno disputati tutte le partite segnando la rete decisiva all’ultima giornata proprio al Bentegodi contro il Chievo, società dove sono cresciuto. Mi chiedi se allora esultai? Certo, ma si trattava solo di una gioia per la mia squadra, non certo uno sgarbo al Chievo, ci mancherebbe altro.»

Nella tua lunga carriera hai vestito, oltre a Verona e Lecce anche le maglie di Chievo, Juventus, Napoli, Sampdoria, Udinese, Spal, Reggina, Spezia e Crotone. Ti chiedo se hai qualche rammarico per l’esperienza in maglia bianconera che probabilmente non andò come era nelle tue migliori aspettative.

«Dopo l’esordio nei professionisti, avvenuto con la maglia del Chievo, il trasferimento alla Juventus è arrivato che non avevo ancora compiuto vent’anni. Credo che arrivare in una società così importante in un’età cosi giovane abbia rappresentato per me un piccolo ostacolo. Probabilmente se fossi arrivato a Torino con qualche anno di esperienza in più le cose sarebbero andate diversamente. Senza dubbio conservo un piccolo rammarico tuttavia sono molto soddisfatto della carriera che ho poi fatto.»

Infine una domanda sul presente che ti vede ancora in campo con una squadra di Eccellenza.

«Nonostante l’età conservo ancora una grande passione per questo sport e fino a che il fisico mi sostiene, vado avanti. Quest’anno ho accettato la proposta del Castelbaldo, una società ben strutturata che punta alla promozione in serie D. L’inizio è stato un po’ stentato ma ora con l’arrivo del nuovo allenatore abbiamo iniziato a recuperare il terreno perduto e ora siamo in seconda posizione, pronti a dire la nostra per l’ambito salto di categoria.»

Sezione: Hanno detto... / Data: Sab 25 gennaio 2020 alle 11:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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