In vista dell’incontro casalingo tra Verona e Spal abbiamo contattato un doppio ex d’eccezione: Mauro Gibellini. Per lui una carriera legata a doppio filo alle città di Verona e Ferrara. La cittadina emiliana rappresenta una parte importante della sua carriera di calciatore. Ben 8 sono le stagioni disputate in maglia “spallina” con 165 presenze e ben 2 promozioni in serie B. In maglia gialloblù, invece, solo una stagione - quella della promozione in serie A del 1981/82 con Osvaldo Bagnoli - più l'inizio della successiva, prima di essere trasferito al Bologna, e poi tre esperienze da dirigente, la prima come responsabile del settore giovanile e le altre due come direttore sportivo. Lo raggiungiamo a bordo della sua macchina, diretto verso la Croazia, alla ricerca di nuovi talenti. Un vero direttore sportivo, infatti, amante del calcio come lui sa essere, non si ferma mai.
Allora “Gibo”, domenica ci sarà la sfida tra Verona e Spal. Per te sicuramente una partita diversa dalle altre. Entrambe rappresentano una parte importante della tua carriera sportiva. I tuoi ricordi? "La Spal rappresenta la mia prima vera esperienza da professionista. Otto anni per me belli ed importanti, dove sono cresciuto come calciatore e come uomo. Conservo, in particolare, il ricordo di Paolo Mazza, uomo d'altri tempi e presidente di una società all’avanguardia per quegli anni. Mai uno stipendio pagato un giorno dopo - piuttosto un giorno prima - un centro sportivo con foresteria per i giovani calciatori ed un’organizzazione societaria curata alla perfezione in ogni minimo dettaglio. Se pensate che parliamo di più di 40 anni fa e che le risorse a disposizione non erano certo quelle di oggi, potete immaginare quanto fosse organizzata quella società. Un’organizzazione, peraltro, che fatico a vedere nelle società sportive del calcio dei nostri giorni."
Verona, invece? "La mia avventura di calciatore in gialloblù durò, purtroppo, solo una stagione, quella della promozione in serie A dove, in coppia con Domenico Penzo, contribuimmo con ben 29 reti ( 14 reti Gibellini, 15 Penzo ndr) al raggiungimento dell'obiettivo. L’anno successivo dovevamo essere la coppia titolare anche in A ma l’arrivo del “povero” Dirceu scombinò i piani di Bagnoli che, sicuramente controvoglia per la parola data, lasciò partire per Bologna sia Guidolin che il sottoscritto." Verona significa per Gibellini anche tre esperienze da dirigente. "Certo, prima responsabile settore giovanile poi per due volte volte in periodi diversi, direttore sportivo. Ricordo in particolare la seconda avventura, quella della serie C, dove oltre a raggiungere un’insperata promozione conquistata nei play off con la Salernitana, disputammo una grande stagione anche in cadetteria, con promozione sfumata sul filo di lana dei play off, eliminati immeritatamente in semifinale dal Varese."
Lasciamo per un attimo da parte i ricordi e parliamo di oggi e della partita di domenica. "Il match di domenica rappresenta una sfida importante sul crocevia della salvezza. La Spal cercherà la vittoria per compiere un passo decisivo per la permanenza in serie A, un obiettivo a mio parere concretamente alla sua portata. Il Verona, invece, anche se la matematica non ha ancora emesso il suo verdetto, si trova in una posizione di classifica molto critica. Dispiace dirlo, a me in maniera particolare, visto il mio legame con i colori gialloblù, tuttavia credo in riva all'Adige sia meglio iniziare a pensare già a programmare il futuro."
Che idea ti sei fatto della stagione gialloblù? Si poteva fare qualcosa di diverso? "La gestione sportiva e non di questa tribolata stagione poteva sicuramente essere fatta meglio. Gli addii di Toni e Cassano ma soprattutto il "caso" Pazzini meritava senza dubbio una diversa gestione. Pecchia ha fatto quello che ha potuto con l’organico a sua disposizione anche se diverse scelte - Fares centravanti su tutte - hanno lasciato più di qualche ragionevole dubbio." Prosegue sempre Gibellini. "E' capitato anche al sottoscritto di dover lavorare con risorse "ridotte al lumicino" tuttavia bisogna essere bravi e fortunati a saper scegliere gli uomini giusti. Tenete conto, comunque, che budget e risultato sportivo non sempre rappresentano l'equazione perfetta."
Nel tuo “palmares” da dirigente spicca sicuramente la felice intuizione su Jorginho mentre rimane il "flop"della scelta di Giannini. "Jorginho l'ho scovato nella mia scuola calcio in Brasile e sono rimasto colpito sin da subito dalle sue qualità. Ero certo che sarebbe arrivato dove si si trova oggi. In quanto a Giuseppe Giannini, invece, devo dire che quell'anno arrivai in società in forte ritardo, trovando un ambiente a dir poco depresso e demotivato dopo la mancata promozione in B, sfumata tra Portogruaro e Pescara. Dovetti scegliere l'allenatore tra i pochi profili rimasti disponibili. Giannini veniva dalla promozione dell’anno precedente con il Gallipoli e pensavo potesse essere la scelta migliore. Non andò così anche se poi, con l'arrivo di Mandorlini, riuscimmo comunque a conquistare il meritato salto di categoria. Aggiungo che in quella stagione portai a Verona anche Hallfredsson e Maietta, due profili di categoria che fecero poi molto bene anche in A e in B. "
Un ultima domanda. A Verona torneresti? "Come potrei mai dire di no ai colori gialloblù. Solo un “pazzo” potrebbe rifiutare una piazza così. Il Verona, rappresenta, una delle mie squadre del cuore e tornerei di corsa. Anche se temo sia molto difficile. "
Grazie di tutto Gibo, campione in campo e fuori, di un calcio che manca un pò a tutti noi...
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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