Fa gol Francesco Di Mariano (22’ del secondo tempo) e il cielo sopra Sant’Elena - lato distinti - si illumina con l’arcobaleno. Strano fenomeno, perché il pomeriggio continua con tutto il suo diluvio, e allora vien da pensare che torni il sereno almeno sopra la squadra.

Il Venezia pareggia contro il Verona (1-1) e almeno - scrive La Nuova Venezia - dà il segnale di essere vivo. Perché se il primo tempo è di marca gialloblù, il secondo è comandato dal Venezia, che ci mette tutto il cuore per raddrizzare la barca. Rischiando anche in un paio di contropiede, ma legittimando il risultato contro un avversario costruito per la promozione.

 

ODISSEA. Si potrebbe fare un titolo “2018, odissea per lo stadio”, nel senso che la decisione di cambiare gli itinerari per Sant’Elena a 48 ore dalla partita è come una finta di corpo che sbilancia i tifosi. Confusione a San Giuliano, assalto ai pullman per il Tronchetto, obbligo di evitare i veronesi nel tragitto, poi anche la concomitanza con la Veleziana, quando ci si mette anche il maltempo è fatta.

 

DILUVIO. Chiudiamo la cornice raccontando che per tutta la gara l’acqua viene giù a secchiate, il vento fa tutto il resto e sono molti i tifosi - soprattutto quelli dei distinti - che, costretti a cercare un riparo, vedono solo mezza partita o anche meno. Molti perdono i due gol e se li fanno raccontare durante il viaggio di ritorno.

Insomma, questo Venezia-Verona è più facile che passi alla storia, o nell’album dei ricordi, non tanto per l’1-1 o per la prima di Zenga, ma per un diluvio che, in confronto, l’acqua di due settimane fa a Perugia, era pioggerellina di marzo.

 

I DUE GOL. Due gol simili, stessa porta, stessa distanza, stessa mischia confusa. Cross di Crescenzi, scivolata di Modolo e tocco centrale di Zaccagni dopo 8’, palla da corner e conclusione ancora a centro area di Di Mariano, deviazione che non cambia le cose e l’1-1 è confezionato.

 

LE SCELTE DI ZENGA. Occhi puntati sulla squadra: il nuovo tecnico schiera quattro difensori in linea, tre centrocampisti e tre uomini davanti, uno dei quali è Falzerano, che ha fiato e velocità per fare il pendolare sulla fascia o, in certe fasi, accentrarsi. In tutta la settimana Zenga aveva battuto il tasto della motivazione, degli occhi della tigre, della rabbia.

Il tutto si vede nel secondo tempo, quando la squadra è sotto nel punteggio e deve per forza rialzarsi. Il nuovo allenatore sa benissimo che c’è ancora molto da lavorare, con giocatori ancora fuori condizione e qualcuno svogliato.

E sa anche che il club dovrà lavorare al mercato di gennaio, perchè è troppo facile, oltre che ingeneroso, scaricare tutte le colpe su chi lo ha preceduto. Il Venezia può comunque ripartire da questo risultato, contro la seconda in classifica.

 

IL RESTO. La partita si gioca a ritmi sopra la media se consideriamo che il campo si appesantisce col passare dei minuti. Ma le emozioni non sono tante, Silvestri vola su una punizione di Schiavone, discreta visione di gioco dello scozzese Henderson, Litteri si batte con volontà, Garofalo è un anfibio su questi campi e un cross di Ragusa aiutato dal vento finisce sul palo. Il resto è acqua.

Sezione: Rassegna / Data: Lun 22 ottobre 2018 alle 13:00 / Fonte: La Nuova Venezia
Autore: Giorgia Segala
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