Prima ha smesso, poi ha ripreso. Dall’Inter di Lippi, al Verona di Remondina e Vavassori fino al Quarrata, campionato di Promozione nella terra di Pistoia dove Corrado Colombo s’è stabilito da una vita ormai. Segna quando vuole, a gettone, senza toccare il divertimento con i ragazzini della Pistoiese che lo impegnano per buona parte del pomeriggio. Colombo è andato a prendere le scarpe appese al chiodo a 37 anni, dopo aver infilato nove gol in 17 partite da titolare con la maglia della Pistoiese proprio con Remondina in panca alla fine della stagione a metà classifica nel girone A di Lega Pro vinto dalla Cremonese, acuto finale di una vita nelle aree di rigore avversarie passata anche dall’Hellas che perse contro il Pescara il doppio spareggio per andare in B dopo aver dilapidato il primo posto che valeva la promozione diretta all’ultima giornata contro il Portogruaro. «Vecchi ricordi, che fanno ancora male», torna indietro Colombo, quell’anno a segno solo contro Pescina, Foggia e Lanciano. Preceduto nella classifica marcatori interna da Selva, Ceccarelli e Rantier.

«Sentivo il bisogno del campo, la telefonata del Quarrata era quello che cercavo», il sospiro di Colombo, che in Promozione gioca di fatto con un piede solo. Allenandosi quando gli pare, tanto se vuole è sempre decisivo. Pistoia resta la sua casa, dove ha trovato ancora nel lontano 1999 l’amore di Giada e finalmente pace dopo aver girato l’Italia in lungo e in largo. Partito dall’Atalanta, transitato velocemente dall’Inter di Zanetti, Seedorf, e Zamorano prima di girovagare fra Sampdoria, Piacenza, Livorno, Ascoli, Brescia, Spezia, Pisa e Tuttocuoio. Vincendo due campionati di B con Torino e Bari e rifugiandosi alla fine del suo percorso in Toscana per gli ultimi gol.

«Duri certi momenti, da capitano e simbolo della Pistoiese per ogni questione venivo tirato in ballo. In una città che nel suo piccolo respira calcio dalla mattina alla sera. Meglio il sorriso dei bambini della scuola calcio e il divertimento col Quarrata». L’occhio di Colombo guarda spesso verso Verona. «Vedo molte partite dell’Hellas ed ogni volta mi convinco che per la salvezza non mancherebbe poi molto. Purtroppo quel che non vedo sono i giocatori di vera esperienza, alla fine sono quelli che risolvono tutto. E conta avere un grande gruppo, come mi insegnò Lippi quand’ero ancora molto giovane. Ha avuto grandi campioni il mister, ma le sue squadre vincevano perché ragionavano con una testa sola. Uno per tutti, tutti per uno. Nulla è perduto comunque, Verona sa reagire anche alle grandi difficoltà come seppe fare pure ai miei tempi. Colombo ormai il suo tempo l’ha fatto, mi sento in pensione anche se la domenica sui campi di Promozione quando vedo un pallone arrivare mi riaccendo all’improvviso. È più forte di me».

Sezione: Rassegna / Data: Mar 13 marzo 2018 alle 10:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Camilla Dalloco
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