Dodici ore fa si è ufficialmente conclusa la sessione invernale di calciomercato. Una delle più attese, per un Verona allo sbando e a secco di vittorie, e una delle più inaspettate, per il tipo di cessioni e acquisti che sono stati fatti.

I colpi di scena non sono mancati: Sala, l’unico nella lista dei partenti già da diverso tempo, era promesso sposo dell’Inter e alla fine si è ritrovato alla Sampdoria agli ordini di Montella, Ionita pareva il pezzo grosso da vendere per fare cassa, e alla fine è rimasto in gialloblù; Rafael, l’emblema della galoppata veronese dalla Lega Pro alla A: il portiere che, se quest’anno ha deluso, è anche vero che durante le stagioni precedenti ha spesso e volentieri tolto le castagne dal fuoco alla compagine scaligera. Per lui si prospetta un finale di stagione al Cagliari, in Serie B, con la formula del prestito con diritto di riscatto. Oltre a lui, non si può poi non nominare Hallfredsson, il quale è stato ceduto a titolo definitivo all’Udinese da un giorno all’altro, lasciando tutti i tifosi piuttosto spiazzati: al di là delle logiche di mercato, l’islandese rappresentava uno degli ultimi baluardi di vero attaccamento alla maglia gialloblù. Era qui da ormai sei anni, e dove peccava a volte di tecnica, non mancava mai di cuore ed impegno per il bene del Verona. “Cambieranno i giocatori, il presidente, l’allenator…”, si canta quasi ogni domenica allo stadio, certo, ma è anche vero che vedere un giocatore così importante partire da un giorno all’altro, senza il minimo sentore e senza permettergli di salutare la piazza un’ultima volta giocando la sua ultima partita veronese, lascia un po’ di amaro in bocca.

 

Oltre a queste cessioni pesanti, si registrano anche quelle di Marquez all’Atlas, Zaccagni al Cittadella e Valoti al Livorno; quest’ultimo avrebbe potuto fare molto comodo al Verona, vista la precaria condizione del centrocampo, ma la società ha preferito continuare a fargli fare un po’ di gavetta per farsi le ossa in Serie B.

 

Capitolo acquisti: è difficile anche solo utilizzare il termine “acquisti”, considerando che sono tutti prestiti, la maggioranza dei quali secchi. Fatta eccezione per Emanuelson, che era svincolato da giugno 2015, sono arrivati Rebic e Gilberto dalla Fiorentina, Samir dal Granada, Marcone dal Trapani e Marrone dalla Juventus con la formula del prestito secco, mentre Furman e Stefanec in prestito con diritto di riscatto.

 

Una politica purtroppo necessaria, per le casse dell’Hellas Verona: dopo aver fatto una campagna estiva basata su acquisti definitivi, come Viviani, Helander e Bianchetti, il club di via Belgio si è trovato costretto, vista l’attuale situazione in classifica, a correre ai ripari provando a mettere toppe qua e là con prestiti onerosi, liberandosi però di ingaggi importanti come quelli di Marquez e Matuzalem, permettendo alle casse societarie di non svuotarsi completamente.

 

Certamente un dubbio rimane: qualora anche il Verona riuscisse a salvarsi, con un miracolo, cosa si è programmato con questo mercato? Si sono svenduti alcuni giocatori di proprietà, per riempire la rosa di uomini che, al termine della stagione, abbandoneranno la causa. Che sia Serie A, o che sia Serie B, ciò che attualmente preoccupa la piazza gialloblù è la mancanza di una vera e propria ossatura da cui ripartire la prossima stagione. Contiamo, inoltre, che molti dei giocatori arrivati sono stranieri, avranno anche bisogno del loro tempo per integrarsi e per poter comunicare in maniera efficace con mister e compagni: in questo senso, forse sarebbe stato più logico inserire queste pedine durante la sessione estiva, piuttosto che a campionato inoltrato, in una situazione a dir poco disperata e a poco più di tre mesi dalla fine della stagione in corso. Solo il tempo potrà dirci fino a che punto queste mosse di mercato saranno state azzeccate o meno.

 

Per quanto riguarda invece la marcia del Verona in campionato, domenica si è affrontato il Torino fuori dalle mura amiche, con una partita finita a reti inviolate; se non aver preso nemmeno un gol può essere visto come un segnale positivo, non altrettanto il fatto che la palla continui a non entrare in porta per gli scaligeri. Il Torino visto all’Olimpico domenica era piuttosto sotto tono, e il Verona avrebbe potuto provare il colpaccio, cosa purtroppo non avvenuta. Zero vittorie dopo 22 giornate cominciano a pesare sempre più come un macigno sulla testa dei gialloblù. Alcuni uomini hanno giocato decisamente al di sotto delle aspettative, portando a casa un misero punticino che sì, fa continuare la striscia “positiva” del Verona, ma continua a non smuovere minimamente la classifica.

 

Di tempo ce n’è sempre meno, di partite pure: il Verona e i nuovi arrivati dovranno dimostrare di poter compiere un vero e proprio miracolo sportivo.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 02 febbraio 2016 alle 11:00
Autore: Giorgia Segala
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