Il Verona non è la Juve, eppure è arrivata un’altra sconfitta che allontana l’Europa. La Samp ha vinto e il sesto posto è distante otto punti. I granata non ce la fanno proprio. Parlano e promettono durante la settimana sui social e poi in campo commettono sempre gli stessi errori-orrori. Cambia l’allenatore ma non la sostanza. Probabilmente molti giocatori sono stati sopravvalutati e più di questo non possono dare.
Viene da pensare che la rosa allestita per la campagna d’Europa sia invece da decimo-dodicesimo posto, altrimenti non si spiegherebbe l’ennesima figuraccia rimediata a Verona contro una squadra che aveva già un piede in Serie B e che grazie al Torino è tornata a sperare nel miracolo.

Poca cosa la formazione di Pecchia sotto l’aspetto tecnico ma, comunque, concentrata e grintosa. Difficile trovare le parole giuste per l’ennesima prestazione sconcertante del Toro.
Ci prova Andrea Belotti, il capitano, che si presenta, almeno ci mette la faccia in uno dei momenti più bassi della stagione in cui anche i tifosi più ottimisti cominciano a farsi prendere dalla sconforto. Il Gallo non molla, lascia intendere. Sa bene che il traguardo è lontano, sa bene che continuando in questo modo tutto diventa difficile per non dire impossibile ma ha il dovere, da capitano e da leader, di scuotere l’ambiente. Anche se lui è uno di quelli che sino ad oggi ha dato meno e che deve, per forza di cose, tornare quello di un tempo. Senza i suoi gol è difficile pensare in grande e se continua in questo modo rischia di compromettere anche il suo carisma.
La sua quotazione di mercato sta sprofondando, come il Toro, ai minimi termini. Ma lui prova a scuotersi e scuotere il gruppo. «Vorrà dire che proveremo a prenderci l’Europa contro le grandi. Nelle due partite di Milano con Inter e Milan e a Roma con la Roma (in Coppa Italia) e la Lazio abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela contro tutti. Però, ovvio, ci vuole il vero Toro che non si è visto qui a Verona».

VOGLIA DI STRAFARE
Entra nel cuore della partita. «Primo tempo da dimenticare. Toro brutto. Poi, però, siamo usciti bene e dopo il pari abbiamo pensato di poterla vincere. Ci siamo sentiti forti e buttati in avanti. Purtroppo un’altra disattenzione ci ha tagliato le gambe. Sapevamo che il Verona contro di noi si giocava la partita della vita ma sapevamo anche che dovevamo centrare il successo dopo la sconfitta nel derby. Durante la settimana avevamo preparato la partita con attenzione. Poi in campo non ci siamo trovati. Mi spiace per tutti. Per noi e per i tifosi ma adesso c’è il dovere di continuare a lavorare con impegno per uscire da questa situazione. Prepariamo e pensiamo alla partita con il Crotone, l’occasione per rilanciarci».

Intanto è tornato Ljajic, un giocatore tanto caro al Gallo. I due hanno risolto (in passato) numerose partite, l’attaccante ha ricevuto dal serbo assist invitanti. «Ljajic è per noi importante. Lo è sempre stato e continuerà a esserlo. Sappiamo quanto sia forte. Sono contento che sia rientrato, questo Toro ha bisogno anche di lui. Poi però spetta al mister fare le scelte. Non è il momento di demoralizzarci o fare processi: guardiamo avanti. Io sono fiducioso e l’ho ribadito anche ai compagni. Occorre subito pensare alla prossima partita. Mazzarri è uno che cura i dettagli e proprio su questo dobbiamo migliorare». Il fatto che il Gallo abbia preso (a parole) in mano il Toro è importante ma le promesse non bastano più. Di sicuro la squadra costruita da Cairo e Petrachi è incompleta sotto tutti i punti di vista: manca qualità e un attaccante da affiancare al Gallo. Mancano tante cose ma una volta, almeno, c’era il cuore granata. Ora soltanto paura. E tanta, troppa mediocrità. Così si rischia d fallire un’altra stagione. E alla fine non si dia sempre la colpa all’allenatore.

Sezione: Avversari / Data: Lun 26 febbraio 2018 alle 14:30 / Fonte: TuttoSport
Autore: Anna Vuerich
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