Un Bentegodi desolatamente vuoto non s’era mai visto. Riavvolgendo il film dei ricordi troviamo un fotogramma datato 2003 quando, in occasione di un Verona - Torino, l’intera curva sud decise di non varcare i cancelli dello stadio, in segno di protesta verso l’allora presidente Pastorello. Questa volta, però, è stata tutta un’altra cosa. La panoramica di uno stadio senza pubblico è stata devastante. A parte trecento tifosi ospiti e qualche sparuto tifoso gialloblù solo seggiolini vuoti. Un colpo al cuore. Una forma di protesta senza precedenti - mai si era verificata una cosa del genere in uno stadio italiano - andata in onda anche a livello nazionale, vista la concomitanza con la diretta di Rai Sport. Giocare tra le mura amiche senza il sostegno dei propri tifosi è già un’impresa di suo, figuriamoci al Bentegodi dove, da sempre,  il pubblico rappresenta il dodicesimo uomo in campo. 

In un’atmosfera da partita amichevole, la squadra, reduce da un periodo tutt’altro che florido dal punto di vista del gioco e soprattutto dei risultati, si è trovata ad affrontare la prima della classe. Una partita in cui ha mostrato ancora una volta tutte le sue risapute difficoltà. Alla fine è arrivato un “pareggino” che, per quello che si è visto in campo, ci può anche stare. L’impressione generale, tuttavia, è quella che se il Palermo ci avesse creduto un po' di più, probabilmente per la squadra di Fabio Grosso non ci sarebbe stato scampo. Il pareggio arride probabilmente al solo tecnico gialloblù che vede leggermente diradarsi l’incubo di un esonero, dato quasi per scontato in caso di sconfitta. 

L’obiettivo principale della contestazione, tuttavia, non era la squadra ma il presidente Maurizio Setti “reo” secondo molti, di aver creato con il tempo un solco insanabile tra società e tifosi. L’ignobile retrocessione dello scorso anno e l’avvio alquanto stentato di questa stagione hanno infranto il limite del livello di sopportazione del popolo gialloblù che è “sceso in piazza” mostrando una compattezza a dir poco invidiabile. Davanti a questo gesto eclatante la società è rimasta immobile, senza alcun commento al riguardo. Nessuna intervista, nessuna dichiarazione, nessun comunicato stampa. Un silenzio quasi più assordante di uno stadio vuoto. 

Un quadro del genere rischia di diventare - se non lo è già diventato - il classico “punto di non ritorno”. La situazione venutasi a creare non giova a nessuno dei contendenti. Per come la si possa vedere, i risvolti negativi sono per tutti. Nessuno escluso. Per tentare di dirimere la questione servirebbe un passo indietro ma diventa difficile pensare chi possa farlo. Il cerino rimane in mano a Fabio Grosso e ai suoi giocatori. Solo loro possono in questo momento tentare di riannodare il filo del discorso e riconquistare, almeno in parte, la fiducia di una tifoseria oramai esasperata. Questo almeno fino al prossimo incontro quando tra due settimane - dopo il turno di riposo - i gialloblù affronteranno l’insidiosa trasferta di Benevento. Dovessero fallire il cerino passerebbe nelle mani di Maurizio Setti. Con un finale ancora tutto da scrivere… 

 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 26 novembre 2018 alle 12:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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