Tante facce nuove all’Ufficio Arrivi, vecchi problemi. L’avventura in Coppa Italia è già agli archivi. Verona molliccio e impalpabile preso a ceffoni dal Catania nel torrido catino ferragostano del Massimino. Uno-due: prima sberla poco dopo la mezz'ora, otto minuti più tardi la replica quando i gialloblù (in bianco) hanno porto l’altra guancia. Tutti a casa. Per carità, la Coppa Italia non è certo l’obiettivo della stagione, anzi, diciamo pure che in un campionato lungo e impervio come quello di serie B, gli impegni di coppa sono una gran rottura di scatole. «E anche questo Natale…se lo semo levato dalle palle», la frase cult pronunciata da Riccardo Garrone in quel Vacanze di Natale del 1983 diretto da Carlo Vanzina (due che non ci sono più e a cui dedichiamo un pensiero) che potrebbe calzare a pennello alla nostra coppa nazionale.

Detto questo, così non va, sia chiaro. Lo dice Fabio Grosso (reciti pure una porzioncina di Mea Culpa, perché un po’ del suo ce lo ha messo con scelte piuttosto opinabili soprattutto in difesa), lo ribadiamo noi. Sappiamo sin troppo bene come siamo precipitati in serie B al termine di una stagione che definire uno strazio suona persino benevolo. Due mesi fa la frattura tra società e tifosi appariva come qualcosa d’insanabile. Non restavano che macerie. In silenzio, D’Amico ha lavorato bene sul mercato mettendo a disposizione dell’allenatore un organico importante e ricco di alternative. La gente che, pur essendo a ragione ancora parecchio incacchiata, le sorti del vecchio Hellas le ha tuttavia scolpite nel cuore - ha apprezzato, non ha abbandonato come si paventava la squadra, ma ha dato segno di apertura mettendosi in fila sotto il solleone a sottoscrivere gli abbonamenti. La concessione di un credito per i freddi d’animo, un gesto d’amore per i più passionali.

L’inizio del campionato è ormai vicino, sarà una serie B zoppa a 19, azzeccagarbugli permettendo. Cose italiote. Poco importa, perché è altro che ci preme. Brutte figure come quelle offerte al «fu il Cibali», non sono ammissibili.  Si vince, si perde: è sport, signori. Si può risalire in serie A, come no. Il punto è però un altro. Dopo la pena dello scorso campionato, il Verona ha il dovere morale di dare tutto, ma proprio tutto, fino in fondo. Pochi discorsi, pretendiamo un’annata senza “se” e senza “ma, però, forse...”. Pretendiamo di vedere volti segnati dalla fatica e dal sudore (anche nel gelo di gennaio), maglie sporche e inzuppate di fango. Pretendiamo un Verona affamato, che in campo vada ad azzannare la preda e non il contrario, vittima dei balbettii della propria titubanza. Sì, insomma...avete capito: pretendiamo los marrones. Li chiede la gente del Verona, l’unico vero e inestimabile patrimonio che conosciamo. Ne ha tutto il diritto. A squadra e allenatore, il dovere di metterli. L'anno che verrà sta tutto qui. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 agosto 2018 alle 17:30
Autore: Lorenzo Fabiano
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