Le due vittorie consecutive, ottenute rispettivamente contro Spezia e Salernitana, avevano assopito la contestazione e alimentato una nuova ventata di ottimismo. A dire la verità, il successo contro i salentini qualche strascico lo aveva lasciato. La rete del solito Pazzini aveva regalato i tre punti ma la prestazione nel suo insieme non era stata così convincente. Una delle tante occasioni dove il risultato conta più di tutto il resto. La trasferta di Lecce si presentava, quindi, come la classica “prova del nove”. Si trattava di capire se dopo tanta attesa era arrivato il momento del tanto atteso “cambio di marcia”. Il timore di trovarsi davanti all’ennesimo fuoco di paglia era un sentimento altrettanto tangibile. Il match sul prato verde di "Via del Mare" era pronto a sgomberare il campo da ogni dubbio.

Il risultato finale, seppur striminzito nel punteggio, è lo specchio di una serata da dimenticare. In campo si è vista una squadra compassata, incapace di imporre il proprio ritmo, povera di idee e priva di un minimo di aggressività. Il Lecce, inutile negarlo, ha ampiamente meritato la vittoria. Per delineare attentamente i tratti salienti della sconfitta è giusto anche ricordare il corposo numero di assenze con le quali ha dovuto fare i conti Fabio Grosso. Un numero così alto che probabilmente oltre agli undici in campo c’era un’altra squadra schierata in infermeria. Un alibi, tuttavia, da considerare sino ad un certo punto. La formazione scesa in campo ha mostrato evidenti limiti sul piano della personalità, del carattere e della determinazione. Negli spogliatoi Fabio Grosso ha liquidato la contesa con un laconico «siamo stati condannati da due episodi». Una conclusione sulla quale sono in molti a non essere d’accordo. I gialloblù, poco incisivi sin dall’inizio, non sono riusciti ad imporsi e dopo la seconda rete si sono progressivamente disuniti, La rete allo scadere, ottenuta con la palese complicità del portiere avversario, è parsa quasi una fatalità. Anzi, un piccolo ringraziamento è dovuto al portiere gialloblù  Silvestri senza il quale, probabilmente, il passivo avrebbe potuto essere anche più pesante.

L’andamento del Verona in questo campionato si conferma essere ancora il solito “un passo avanti e due indietro”. Qualcuno, e non saranno pochi, tornerà a chiedere l'esonero di Grosso ma arrivati a undici giornate dal termine la cosa pare niente di più che una semplice chimera. Pensare ad un cambio di allenatore, giunti a questo punto, sembra onestamente un’utopia. Pensare di raggiungere una della due posizioni che danno diritto alla promozione diretta, per quanto visto sino ad ora, se non è un’utopia poco ci manca. Molto più semplice e più razionale ragionare su una qualificazione ai play off. Un obiettivo decisamente “pericoloso”, pieno di insidie e trabocchetti d’ogni genere. Secondo Laribi, intervistato a fine gara e autore della rete della bandiera « la squadra non ha alcuna intenzione di mollare la presa, I conti li faremo solo a fine campionato ». C’è da credergli ?

Sezione: Editoriale / Data: Gio 28 febbraio 2019 alle 17:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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