La partita è finita da un’oretta, quando lo incrociamo per caso nel parcheggio. La faccia che ti trovi davanti è quella di un uomo felice. Gli facciamo i complimenti, lui ringrazia e spalanca un sorriso liberatorio: «Grazie ragazzi. Ne avevo proprio bisogno di questo gol». Samuel Di Carmine aspettava una serata così da un bel po’, i guantoni della provvidenza di Marco Silvestri hanno fatto il resto. Tradotto: tre punti d’oro e secondo posto in classifica. Il Verona va sotto, soffre, riaggiusta le cose e alla fine tra mille sofferenze passa. Alla squadra si è spesso imputato di non saper vincere le cosiddette partite sporche e di essere sì bella ma con pochi attributi: se, dopo aver rimontato lo Spezia, ribalti anche la gara col Perugia, significa che un po’ di palle le deve anche avere. È un bel segnale che accogliamo con grande favore, ma pochi ne convengono.

Rappresentiamo tuttavia una sparuta minoranza, la voce fuori dal coro (lo siamo da sempre, nessuna preoccupazione). La maggior parte della critica non apprezza e il plotone dattilografo batte gli stessi tasti: il Verona gioca bene ma non raccoglie? È senza palle. Il Verona gioca malino e raccoglie? Un orrore. Forse sarebbe il caso di mettersi d’accordo. Non si capisce infatti dove si voglia arrivare. E poi c’è lui...la vera questione a tener banco e seminar zizzania. Il faccione imbronciato di Pazzini è passato in primo piano un paio di volte sugli schermi di Dazn. E su sorrida, sant’Iddio, in fondo il Verona che ama è tornato a vincere, no?. Macché solo grugni...L’avesse fatta lui la palombella di Di Carmine, si eleverebbero oggi cori di elegiaci peana. Invece di potersi godere una preziosa vittoria che gli vale il secondo posto in classifica, il povero Fabio Grosso (futuro beato della pazienza) è costretto a replicare alle raffiche che gli piovono addosso per aver osato relegare l’intoccabile divinità in panchina. Ma come si permette, quell’inetto scolaretto di Grosso? È lesa maestà; questione stucchevole, vacua, sterile, e diciamo pure poco simpatica.

Mettiamoci per un attimo nei suoi panni: per Di Carmine non dev’essere infatti affatto facile convivere con quel fantasma ingombrante che gli aleggia sul coppino tutti i santi giorni. Non una situazione invidiabile. Tant’è. Lui ha taciuto, ha sgobbato e ha risposto sul campo. A noi quelli così piacciono, sia chiaro. Di Carmine si è sbloccato, ha segnato un gol pesantissimo, speriamo ora non si fermi più. Il Verona ha bisogno di lui, e lui del Verona. Su Giampaolo Pazzini abbiamo detto. Può essere utilissimo purché capisca di mettere sé stesso al servizio della squadra, e non pretenda di avere la squadra al suo servizio. Volere è potere. E allora cari illustrissimi colleghi, non sarebbe il caso di piantarla con sta storia frignona e pensare un po’ di più al bene del nostro Verona? Riusciamo ad abbattere una volta tanto gli steccati e fare dei tanti orticelli attuali un unico bel campo dove seminare e magari un giorno raccogliere qualcosa...?

Sezione: Editoriale / Data: Dom 28 ottobre 2018 alle 12:38
Autore: Lorenzo Fabiano
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