L'edizione odierna di Tuttosport parla cosi del Verona prossimo avversario della Juventus nell'articolo firmato da Tony Damscelli:

"Ivan Juric è un tipo tosto. La Juventus lo sa bene. Anzi benissimo. Basti ricordare il dicembre del duemila e sei. Annus horribilis cioè serie B, stadio Ferraris, Nedved calcia una punizione e il succitato Juric devia di testa nella propria porta. Festa bianconera, Deschamps si libera dalla paura. Ma il croato di Spalato ha proprio la testa dura e pareggia, con un sinistro perfido, anticipando il proprio marcatore che oggi fa la spalla alla Diletta, al secolo Federico Balzaretti. 1 a 1 e festa genoana ancora più grande di quella juventina, Gasperini sbuffa in panchina. Nedved va fuori giri, l’arbitro Farina esibisce il cartellino rosso e Pavel gli pesta un piede, cinque giornate di squalifica (omissis...). Non è finita. Novembre del duemila e sedici. Allegri va a Genova con una formazione da tassidermia (arte dell’impagliatura), centrocampo a cinque e tra questi Hernanes, noia e camomilla, dall’altra parte il Genoa ha il sangue agli occhi, il suo allenatore è deciso a battere la Juve, trattasi di Ivan Juric. Vince 3 a 1 e Allegri, dopo la batosta doppia (in campo e nello spogliatoio da parte dei suoi dirigenti, Nedved fra loro)), da quel giorno cambia la squadra e parte l’avventura per un altro scudetto. Ci risiamo, la Juventus va a Verona, l’Hellas ha appena fermato la Lazio all’Olimpico, Juric fa cose semplici ma eccellenti, se avesse, come accadde a Bagnoli, Briegel e Praeben Elkjaer sarebbe da scudetto. Questa la chiave per comprendere quando una squadra che gioca già un buon football può crescere a aspirare all’impresa, acquistando un paio di campioni, come furono il tedesco e il danese. Juric sa di dover fare di necessità virtù, se l’Atalanta è come andare dal dentista, il Verona è una zanzara tigre che ronza e pizzica, morde, arrossa la pelle. Dunque Sarri avrà poco da scrivere sul suo taccuino (basta per favore) e molto da fare, domani sera. Basterebbe rivedere il filmato di quella partita del duemila e sedici, con la Juventus più lenta di un lombrico come, oggi, sta accadendo ai bianconeri. Contro Juric servono attributi e intelligenza, non altro. Non la circolazione maniacale del pallone che finisce per fare arroccare in difesa l’avversario (contro la Juventus accade da cento anni) ma un football agile di gamba e rapido di cervello. Non mi sembra un’impresa titanica visto il materiale a disposizione. Ma i cognomi non contano, basta leggere la formazione veronese per capire che, in campo, oltre all’anagrafe non serve la fama. Ma la fame".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 07 febbraio 2020 alle 12:00 / Fonte: Tuttosport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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