L’orchestra e il solista. «Il Napoli aveva Maradona, eppure lo scudetto l’ha vinto quando attorno a lui è stata creata una squadra. Un grande calciatore non basta», la filosofia di Roberto Venturato, mago del Cittadella, lunedì sera ospite dell’Aiac di Verona, testimone attendibile del campionato che attende il Verona. Tanta gente ad ascoltarlo, anche Gigi Fresco prima di ritirare il premio con la Virtus in Lega Pro insieme a parecchi altri allenatori che hanno riempito l’Aula 1 di Scienze Motorie.

QUALE SERIE B? Venturato, che sabato dovrà vincere a Bari per guadagnarsi la doppia semifinale col Frosinone, in Serie B si sente a casa. «Quest’anno la qualità è stata abbastanza alta. Il prossimo? Le retrocesse fra Verona, Benevento e Crotone sono tre società importanti, le neopromosse altrettanto. Soprattutto Padova e Lecce, che avranno grandi ambizioni. In più ci sono quelle che resteranno in B dopo i playoff fra Palermo, Frosinone, Bari, Venezia e Perugia. Di sicuro ci sarà ancor più competizione». La ricetta di Venturato è semplice. Fra le slide passate nell’ora e mezza di lezione di lunedì anche un sorpasso impossibile di Valentino Rossi ed una scena con Robin Williams de “L’attimo fuggente” perché «la passione può davvero tutto, a patto di continuare a sperimentare cose nuove». Con la fissa per il calcio olandese a far da contorno «perché come mi disse un giorno un mio allenatore al Montebelluna il calcio è dare la palla a quelli con la maglia come la tua».

LA MISCELA GIUSTA. Il solito intrigo la prossima Serie B. Con tante strade verso il traguardo. Verona ha altri canoni rispetto alla piccola Cittadella. Naturale. Pro e contro. Da una parte il peso della storia, dall’altro la leggerezza di una cittadina di ventimila abitanti e di una società con i suoi 2400 abbonati in cui è difficile imbattersi in veleni e pressioni. Venturato per un attimo passa sull’altra panchina. «A Verona non può non essere un fattore lo scudetto così come non puoi non tener conto del suo pubblico. Il Bentegodi», il quadro di Venturato, «è uno spettacolo unico e passione vera, quindi un contributo anche per chi va in campo. Chiaro che Verona e Cittadella sono diverse, ma proprio per il seguito di gente che ha l’Hellas immaginate che grande mix sarebbe una squadra capace di trasmettere calore alla sua gente. Naturalmente a Verona le variabili sono maggiori e non è facile metterle tutte insieme. Di certo però non puoi prescindere da una società forte e da un allenatore che sappia lavorare nel modo giusto».

ESEMPIO EMPOLI. Sabato Venturato incrocerà Fabio Grosso, uno di quelli che il Verona guarda con particolare attenzione. Da una parte un campione del mondo, dall’altra uno che a trentun anni ha smesso di giocare «perché non ne avevo più voglia» ma che poi s’è messo a studiare calcio «perché per me l’importante non è guadagnar milioni ma pensare di poter con la mia passione migliorare i miei giocatori. Peccato solo che ormai innovare nel calcio sia molto difficile, oltre a Sacchi e Sarri non c’è stato molto negli ultimi anni». La sua medaglia d’oro, fra i mister, va a chi il campionato l’ha vinto. «Il migliore di tutti è stato Andreazzoli, perché l’Empoli ha saputo esprimere un bel calcio con un organico anche abbastanza giovane», il voto secco di Venturato, pronto a far tremare il Bari dall’alto di un biglietto da visita notevole con undici vittorie in trasferta. Cittadella è una grande pagina di sport anche e soprattutto grazie ad un grande dirigente come Stefano Marchetti. Desiderio un anno fa del Chievo e adesso del Verona. Uno poco incline a seguire i suggerimenti dei procuratori, sempre sui campi a veder partite. A capire i giocatori coi suoi occhi. Marchetti dovrebbe restare dov’è, visto che Cittadella è da tempo casa sua. «Non posso rispondere per lui», premette Venturato, «mal’aspetto affettivo per Marchetti conta e il legame col Cittadella è molto forte. Le sue qualità? Stefano è una perprofessionale, parecchio intuitiva. Uno che conosce i calciatori e lavora molto, davvero molto competente».

Sezione: Rassegna / Data: Mer 23 maggio 2018 alle 14:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Camilla Dalloco
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