Una da ridisegnare, l’altra solo da ritoccare. Competenze, ruoli, compiti, paletti. Il Verona vuole essere soprattutto agile, com’è sempre stato il Chievo. Un passo in più lo muoverà Maurizio Setti. Presidente in azione tutti i giorni. Anche sul mercato, com’era d’altronde pure a Bologna con tanto di delega da parte dei suoi vecchi vertici. Con una gestione diretta, senza dover affidarsi a troppe mani. Il nuovo Hellas dovrebbe funzionare proprio così. Setti vuol dire ora anche Tony D’Amico, secondo una fiducia tramandata dall’ex diesse Filippo Fusco. Magari con un collante forte garantito da chi il Verona l’ha già vissuto a lungo. Uno come Martins Adailton. Gradito alla piazza, uomo di calcio, impeccabile secondo di Gigi Fresco alla Virtus ma anche il quarto marcatore della storia dell’Hellas. Pure la storia conta in questo momento. Triade in fase di costruzione. Con Fabio Grosso in panchina, per adesso davanti a Cristian Brocchi che Setti ha già incontrato all’hotel Gallia, a Milano, dove il presidente in questi giorni ha agito a tutto campo. In prima persona. Proprio come nella natura di Luca Campedelli, che il suo Chievo l’ha già creato da un pezzo. Tanto da concedere a tutti una settimana per sgombrare la mente. Da domani il ritmo tornerà quello di sempre. Manca il tassello in panchina. Quindi D’Anna, di fatto uno della società. I prodotti della propria terra, specie quelli maturati a Veronello, non hanno mai tradito. Antica ricetta, rimasta sempre attuale. Il percorso comunque è ovvio: prima la panchina e poi la scelta sui giocatori.
STRADA TRACCIATA
Il Verona come uomo-mercato per un po’ ha tenuto caldo Fabio Lupo, fatto fuori a Palermo da Zamparini nel primo momento di crisi. Apprezzato per le plusvalenze garantite dai vari Murawski, Szyminski, Dawidowicz, Gnahoré, Coronado ma soprattutto Rolando. Con osservatori di fiducia fra Antenucci, Cericola e Pizzoli da cui difficilmente si stacca. Solo un sondaggio quello dell’Hellas, niente di più. Caduto ben presto nel vuoto anche l’approccio con Stefano Marchetti, general manager del Cittadella dove resterà soprattutto per riconoscenza verso la famiglia Gabrielli. A partire dal papà Angelo e verso una società che dopo la sua morte è andata al figlio Andrea che a Marchetti ha dato carta bianca. Avrebbe voluto uno così il Verona. Uno in grado di occuparsi di tutto, l’estate scorsa cercato anche dal Chievo. Il cerchio invece dovrebbe chiudersi in altro modo. Con Tony D’Amico, uomo legato a Fusco da un cordone ombelicale nato dai tempi di Foggia e proseguito nell’area scouting del Bologna prima ancora che del Verona. D’Amico ha acquisito il patentino nel corso concluso il 30 novembre 2015 frequentato fra gli altri da Marco Di Vaio e Federico Balzaretti ma pure da Emanuele Righi, uomo di riferimento di Setti nell’Hellas di oggi. D’Amico, 38 anni, è iscritto all’elenco speciale dei direttori sportivi. La poltrona di Fusco potrebbe presto diventare sua.
FILO DIRETTO
Setti vorrebbe allargare la struttura con un’altra figura. Possibilmente vicina al Verona, meglio se nell’Hellas ci ha già giocato, meglio ancora se rassicurante agli occhi della tifoseria. Quindi uno come Adailton, che un primo contatto col presidente l’ha avuto fissando paletti ben precisi. Il suo dovrà essere eventualmente un lavoro più vicino al campo che alla scrivania, più a Peschiera che in sede. Adailton, di nuovo in Italia e a Verona per cominciare la carriera di allenatore, ha competenza e capacità di veder calcio da ogni punto di osservazione.
LA SCELTA DEL MISTER
La fila la chiuderebbe Fabio Grosso, portato a Bari da Sean Sogliano che però sta valutando una concreta offerta della Cremonese che potrebbe ricollegarlo proprio a Mandorlini dopo gli anni all’Hellas. Grosso, uscito dal settore giovanile della Juventus, ha un altro anno di contratto da cui può uscire subito a patto che venga versata nelle casse del Bari una cifra leggermente superiore al mezzo milione. Con un’opzione ulteriore, tutta a vantaggio del Bari, di estendere l’accordo anche fino al 2020. Scenario comunque da escludere in partenza. Tanto che Grosso potrebbe liberarsi anche senza dover ricorrere alla clausola, dopo un’annata difficile in cui ha dovuto fare i conti con una piazza spigolosa che non vede la Serie A dal 2011 ed una squadra sempre in altalena che ora giocherà il playoff col Cittadella da settima e non da sesta per la penalizzazione di due punti del tribunale federale nazionale a causa di irregolarità amministrative per il deferimento dopo la segnalazione della Covisoc. Grosso è aderente al profilo che vuole il Verona. Per fascia d’età e idee. Per di più compagno di squadra al Chieti proprio di Tony D’Amico, legati da un solido rapporto insieme ad altri tecnici pescaresi fra cui Massimo Oddo e Andrea Camplone. Per Grosso s’era fatto avanti il Cagliari, che però vorrebbe un nome di prima fascia. Il Verona è lì, aspettando quel che accadrà ai playoff. Di tempo però comincia ad essercene sempre meno. E pure il Chievo vuole ripartire veloce. Meglio buttarsi avanti, specie dopo i campanelli d’allarme suonati degli ultimi mesi.
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