Chiude con una sconfitta Fabio Pecchia. Lo fa però in modo onorevole nel giorno della festa della Juventus per la conquista del suo trentaquattresimo scudetto. Mette in campo un Verona equilibrato, nonostante le numerose assenze. In porta Nicolas, sull'esterno Romulo molto alto mentre Souprayen si è unito ai due centrali Caracciolo e Ferrari. A sinistra Fares con un ritrovato Aarons alto a destra. In mezzo i due mediani Danzie Fossati, mentre agivano e Cerci. «Abbiamo fatto quello che potevamo. I ragazzi si sono impegnati. Bella l'azione del nostro gol, poi doveva essere festa Juve e così è stata». Per carità, l'applauso a Gigi Buffon è arrivato anche da parte dei tifosi gialloblù giunti all'Allianz Stadium ma il numero uno della Juve poteva collezionare un'altra espulsione dopo quella di Madrid. Matos a metà del secondo tempo scartava il portierone in area di rigore. Un penalty solare con tanto di sanzione. Pinzani di Empoli senza consultare il Var faceva spallucce. Avrebbe potuto scegliere un “giallo” per la star del giorno ma dare al Verona quello che meritava. «Avete detto tutto voi», racconta Pecchia, «anche il rigore contro, insomma dai troppo. Così doveva andare. Faccio i complimenti ai miei perchè sono rimasti in partita sino alla fine. Un gruppo che ha fallito l'obiettivo ma che ha avuto grande professionalità».

DANZI OK. Anche a Torino contro gente del calibro di Pianjc, è brillata la stellina di Andrea Danzi. Uno dei tanti ospiti del Pallone d'oro, fortunato concorso de L'Arena, è stato applaudito anche da alcuni juventini. Preciso e cattivo al punto giusto.«Una prova di grande personalità», dice Pecchia, «sono molto contento per lui. Danzi è un patrimonio del club e sono felice che si sia messo in mostra. Si è sempre fatto trovare pronto». Adesso l'enfant prodige di San Martino Buon Albergo andrà a rinforzare la formazione Primavera che disputerà i playout salvezza contro l'Udinese.

HELLAS SPUNTATO. Nonostante la rete da centravanti vero di Alessio Cerci, anche al cospetto dei Campioni d'Italia, i gialloblù sono apparsi completamente privi di un attaccante di ruolo.«È vero, potevamo chiudere meglio alcune situazioni favorevoli ma è tre mesi che non abbiamo Moise Kean. Un infortunio ce l'ha tolto di mezzo proprio quando stava ingranando».

BOCCA CUCITA. Pecchia non fa eccezione nemmeno nella comoda zona mista dell'Allianz Stadium. «Non è vero che dovevo parlare o dirvi la mia verità, sono stati due anni molto intensi. L'anno scorso stavamo festeggiando di questi tempi ed invece quest'anno è andata così. Mi dispiace per il club, per i ragazzi, i tifosi e la città. Di più non dico e non dirò» Pecchia a volte è sembrato solo e spesso l'unico colpevole. Non vuole togliersi qualche sassolino dalle scarpe? «No. Sono un professionista e ho dato il massimo. Non è arrivato l'obiettivo e quindi...». Pecchia tira il fiato e poi vira in fretta. «Grazie alla città dove  la mia famiglia ed il sottoscritto ha vissuto benissimo in questi due anni. Altro non ho altro aggiungere».

PECCHIA E LA JUVE... Pecchia non è riuscito a stringere la mano a Gigi Buffon. «L'ho visto prima della gara. Un saluto al volo. No, poi non c'è stata occasione. C'è poco da aggiungere. È stata una grande stagione anche quest'anno per la Juve e lui è l'emblema di questa squadra». Fabio Pecchia resta sulle proprie posizioni.

IL FUTURO. Mister racconterà la sua verità? «Non vedo perchè, non devo fare nessuna conferenza stampa. Deciderà il club, spetta alla società giudicare il mio lavoro». Ripartirà dalla B? «Non lo so, è presto per dirlo».

Sezione: Rassegna / Data: Dom 20 maggio 2018 alle 18:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Camilla Dalloco
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