Invitati al banchetto della Signora. Un po’ ospiti e un po’ spettatori, se capita pure pietanza. Perché questo prevede il copione dell’Allianz Stadium all’ultima dei bianconeri nella stagione 2017 - 2018. Non si sfugge alla grande festa per il settimo scudetto consecutivo, nulla può disturbare pure il commosso commiato a Gianluigi Buffon, più di una bandiera, più di un pezzo di storia del pallone, arrivato al culmine della sua strepitosa avventura a Torino.

Così il congedo - questo assai più doloroso - del Verona, dal campionato e dalla A, si trasforma in una recita senza possibilità di improvvisazioni. Insomma, i campioni solennizzano il pomeriggio col successo, i gialloblù provano sì a turbare in qualche modo l’atmosfera (agevolati anche dal ritmo non proprio infernale della partita) ma sono costretti a inchinarsi per la ventisettesima volta in stagione.

A Torino decidono Rugani e Pjanic, Cerci ci mette il timbro per l’1-2 definitivo che un po’ macchia il tabellone. E anche l’arbitro Pinzani vede di dare il suo sostanziale contributo scippando ai gialloblù un penalty apparso solare e risparmiando proprio a Buffon un’espulsione che sarebbe stata in qualche modo clamorosa. Eppure altrettanto giustificata, a termini di regolamento. Il match - totalmente inutile per gli effetti sulla classifica - avrebbe conosciuto

una coda a sorpresa? Impossibile saperlo. Però la Signora un tantino svagata, ridotta a difendere il potenziale 1-2 con mezzora davanti e l’uomo in meno, qualche ansia in più l’avrebbe sicuramente patita.

Meglio guardare avanti. Senza dimenticare quello che di buono anche il pomeriggio di ieri ha rivelato, in prospettiva. A cominciare dalle virtù di Andrea Danzi, uno sul quale investire a occhi chiusi. Resta, la sua, una delle note liete di una squadra che ieri, se non altro, ha concentrato nell’atto conclusivo qualche sussulto di orgoglio, cavalcando magari anche il fascino, lo stimolo della singolare vetrina mediatica.

I gialloblù hanno infatti chiuso meritatamente sullo zero a zero un primo tempo nel quale la Juve ha accelerato a sprazzi, rischiando seriamente di infilare Nicolas in rare circostanze. Senza considerare che pure il Verona ha

avvicinato pericolosamente Buffon in un paio di situazioni, su una delle quali addirittura Lichtsteiner ha rischiato di beffare il proprio portiere. Un po’ differente l’approccio dei padroni di casa nel secondo tempo. Il menù prevede di mettere pepe dopo l’antipasto, l’Hellas arretra, Rugani colpisce su un mezzo sbandamento difensivo ospite.

Passano appena tre minuti e un fallo di Fares sulla Joya concede il destro da fermo a Pjanic da una delle sue piazzole predilette. Nicolas è una statua di ghiaccio, lo Stadium esplode per la seconda volta, tra un coro e l’altro dedicato a Buffon.

Che nel seguito si erge a protagonista per due volte in tre minuti. Prima murando fallosamente il blitz di Matos, poi ricevendo il fragoroso, prolungato, emozionante abbraccio del suo popolo, confortato anche dalle pacche sulle spalle di quelli del Verona. Un trattamento simile verrà poi concesso anche a Lichtsteiner, sette scudetti e addio già annunciato anche per lui.

E il Verona? Vivo nonostante la gara in ripidissima ascesa. Tanto che a un quarto d’ora dal 90’ Romulo inventa una progressione «old style» e deposita sul piede di Cerci un pallone troppo appetitoso per risparmiare il subentrato Pinsoglio: due a uno.

Epilogo senza troppe sorprese. Al di là del rigore - questo concesso senza esitare - alla Juve sull’opposizione irregolare di Bearzotti, amani alte, sul colpo di testa di Mandzukic. Ma Nicolas, già strepitoso proprio su Supermario nel primo tempo, ci mette istinto e guanti per deviare la sfera.

Si chiude a testa alta, malgrado tutto, e la fastidiosa sensazione che - al di là dei limiti strutturali oggettivi - per evitare questa retrocessione qualche cosa di più e di meglio si sarebbe potuto fare.

Altra annata e altro capitolo. Necessario azzerare malesseri e veleni. È già tempo di mercato, meglio ricominciare a sognarci sopra.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 20 maggio 2018 alle 14:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Camilla Dalloco
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