Di solito queste partite di andata vengono affrontate tutte con prudenza, rimandando il verdetto al ritorno. Così sarà anche stavolta, e sarà un verdetto incertissimo. Verona e Pescara però hanno cercato di indirizzare la semifinale già in questi primi 90’, giocando una partita a viso aperto, molto bella nel primo tempo e più prudente (soprattutto da parte ospite) nella ripresa. Tutto ciò malgrado l’Hellas avesse giocato solo 4 giorni prima col Perugia, mentre gli abruzzesi erano fermi dall’ultima di campionato dell’11 maggio. L’esito della seconda semifinale sarà deciso dunque domenica all’Adriatico, con il Verona a questo punto costretto a vincere e con la squadra di Pillon che andrà in finale con il pareggio.

Verona, ti dico no Se il Verona non ha trovato il gol, è perché si è trovato contro un Fiorillo di lusso. Nel primo tempo almeno sei interventi sono stati speciali, ma anche nel finale su un colpo di testa di Tupta il portiere del Pescara si è superato, facendo strozzare in gola al Bentegodi l’urlo del gol. E quando non c’è arrivato lui, è stato aiutato dagli interventi disperati dei difensori, come quello di Bettella su Pazzini nel recupero e come quello di Scognamiglio nel primo tempo, quando Di Carmine (all’ennesimo tentativo) s’è visto alzare in corner un tocco a tre metri dalla porta. Un gran bel Verona (pur privo di Zaccagni), va ribadito. Soprattutto nel primo tempo, con manovre avvolgenti e molte più verticalizzazioni rispetto a quelle che si vedevano con Grosso, ma anche con tanti corner non sfruttati. Nella ripresa ci si aspettava la mossa del tutto per tutto di Aglietti con Di Carmine e Pazzini insieme, ma dopo l’infelice esperimento del debutto a Cittadella il tecnico ha preferito restare col 4-3-3, cambiando le due punte centrali e mettendo solo il più offensivo Tupta a destra. E il gol non è arrivato, costringendo il tecnico a incassare il primo pareggio della sua gestione dopo due vittorie interne. E’ anche la prima gara con la difesa imbattuta.

Quel palo che trema Eppure in avvio era piaciuto di più il Pescara, che ha fatto capire di non essere salito a Verona (accompagnato da quasi 600 tifosi, con i gemellati di Vicenza) per difendere il pari, visto il bel calcio martellante e incisivo. Silvestri è stato all’altezza di Fiorillo, ma ha anche avuto l’aiuto del palo quando al 22’ una girata rasoterra di Mancuso da centro area l’ha salvato. Il capocannoniere di Pillon ci ha provato anche di testa e in altre circostanze, ma come Di Carmine dall’atra parte non ha trovato la stoccata vincente. Dopo aver corso qualche rischio nel primo tempo perché la squadra si allungava troppo e faceva fatica a richiudersi, il Pescara nella ripresa s’è fatto più cauto, provandoci ancora ma non con la stessa intensità. Via via Pillon ha arretrato il baricentro e alla fine ha portato a casa il prezioso 0-0, evitando di capitolare come in campionato (3-1). E’ vero che il Pescara nel 2019 ha vinto in trasferta solo una volta a febbraio (a Crotone), ma in questi playoff si ragiona diversamente. Se poi sarà finale (magari col Benevento), il discorso cambierà.

Sezione: Rassegna / Data: Gio 23 maggio 2019 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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