Un’altra bufera giudiziaria che investe il Palermo. La Procura di Caltanissetta, con un’ordinanza, ha disposto due misure cautelari interdittive nei confronti di Giuseppe Sidoti, giudice della Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, e di Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo. Entrambi sono stati sospesi per un anno dall’esercizio delle loro professioni nell’ambito dell’inchiesta per fuga di notizie durante il procedimento per l’istanza di fallimento presentata dalla Procura di Palermo il 15 novembre dello scorso anno e respinta il 29 marzo dal Tribunale. Il provvedimento del Gip fa seguito alle indagini scaturite da un’intercettazione fra l’avvocato Di Trapani e Maurizio Zamparini nel corso di un’altra inchiesta sul fronte penale per riciclaggio e falso in bilancio, poi girata dalla Procura di Palermo a quella di Caltanissetta, sospettando che, in vista della decisione finale sulla richiesta di fallimento ci sia stata una fuga di notizie. Nella telefonata acquisita agli atti, l’avvocato Di Trapani dice a Zamparini di aver parlato del procedimento con il giudice che avrebbe «apprezzato le argomentazioni della difesa».Di Trapani dice di aver «percepito un messaggio favorevole da parte del magistrato».

SENTENZA PILOTATA I pm di Caltanissetta, ora, sostengono che il no al fallimento del Palermo sarebbe stato pilotato e le ipotesi di reato a vario titolo sono di concorso in corruzione, abuso d’ufficio e rivelazione di notizie riservate. Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo avrebbero riscontrato che Sidoti, che aveva presieduto il collegio del Tribunale fallimentare, «pur essendo legato da un pregresso rapporto di conoscenza con Giammarva, allora presidente del Palermo, avrebbe omesso di astenersi dall’incarico». Inoltre secondo gli inquirenti tra i periti nominati dal Tribunale c’era anche Daniele Santoro, legato professionalmente da anni a Giammarva. Dalle intercettazioni sarebbe emerso anche che il giudice «avrebbe indicato a Santoro di non far emergere le criticità dell’operazione con cui la società Alyssa acquisì le quote di Mepal, che deteneva il marchio rosanero. In particolare bisognava fare emergere la solvibilità di Alyssa e, nel caso in cui l’operazione non fosse andata in porto, che l’eventuale promozione in Serie A avrebbe messo le cose a posto». In cambio «Giammarva avrebbe ripagato il giudice con una serie di utilità, tra cui la nomina nell’organismo di vigilanza dell’U.s. Città di Palermo dell’avvocato Vincenza Palazzolo, legata al giudice». Sidoti non potrà fare il giudice per un anno, mentre per lo stesso periodo a Giammarva è stata interdetta la professione di commercialista e di amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.

CLOSING Un caso che scoppia mentre è in corso la cessione del club da parte di Zamparini a una società inglese quotata in borsa, che stando al patron dovrebbe avvenire entro due giorni. «Sono a Londra — spiega — Nelle prossime 48 ore dovrò firmare la cessione, spero gli inglesi non vengano influenzati da queste cose. Mi sembra strano che accadono proprio quando sto per vendere la società. Se il Palermo doveva fallire, allora gli organi di controllo della Borsa si preoccuperanno. Quello che dice un pm, però, non è una sentenza. Non c’è di mezzo né il Palermo, né Zamparini. Questo è un tentativo per non fare andare avanti il closing che però è fatto. Mi dispiace per Giammarva che ha sempre operato con grande correttezza».

Sezione: Rassegna / Data: Mar 27 novembre 2018 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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