È un derby con tanto di... favola: se lo prende il Padova, che oltre a schierare sette nuovi su undici, al debutto, manda in copertina Jerry Mbakogu autore d’una doppietta che sa di magico, letale, da mandare al tappeto un Verona praticamente irriconoscibile. La punta svincolatasi dal Carpi, dopo bisturi, ospedali e sale di attesa, impiega poco a decidere la sfida e prendere tre punti per sorpassare il Crotone, ora ultimo in classifica. Manda k.o. un Verona addirittura imbarazzante a inizio ripresa, quando dovrebbe ribaltare i giochi, gli equilibri, l’1-0 prodotto dal campo fino a quel momento. Invece affonda ancor di più la squadra di Grosso: niente salto in classifica, praticamente mai in gara, con tanto di rigore gettato alle ortiche proprio da Pazzini, alla 100esima gara in gialloblù. Certo, si era sul 3-0, ma invece di addolcire la pillola il tiro sparato — centrale — respinto da Minelli,rende al vetriolo un pomeriggio nero pece. Da travaso di bile.

LA CHIAVE Più che un derby sembrava una macedonia di interrogativi: i rinforzi del Padova, la sterzata di Bisoli, la ripartenza del Verona che corre va come un treno a dicembre e Pazzini che aveva preso confidenza con il gol: poi vai sul campo e ritrovi tutt’altro copione, tutt’altra commedia. Grosso preferisce Henderson (non Colombatto) in mediana e assembla un tridente logico, per nulla tentato da smanie garibaldine (Di Carmine-Pazzini insieme). L’attacco massiccio, Bisoli, lo preparerà proprio come previsto, preferendo Calvano a Lollo e alzando filo spinato gia prima della metà campo. Difesa a 5, rigorosamente in linea anche perché gli esterni veronesi sono alti, lunghi, ma ti accorgi subito che il Padova è arrabbiato nero, mentre il Verona nemmeno un po’ e sembra giocare ancora con calzetta e balocchi dell’Epifania. Bastano 5’ per portare Broh (tiro al volo alto) e Mbakogu a suonare i campanelli d’allarme, e intuire come la difesa davanti a Silvestri sia ipnotizzata ancor prima di iniziare. In pratica si arriva al gol mentre il Verona ricama calcio e il Padova gioca, graffia, accelera. Ringhia. Seconda offensiva dei padroni di casa, cross preciso — al millimetro — di Longhi da sinistra, testa di Mbakogu che colpisce indietreggiando e ingannando Dawidowicz, Marrone e compagnia arretrata, piantati come statuine di sale.

REAZIONE Preventivabile una reazione veronese, almeno dopo il riposo, visto che ci si arriva solo con qualche unghiata di Laribi e una testata sfortunata di Gustafson? No, subito Padova che impone ritmi intensi. Pazzini ha il tempo di incastonare nel film della gara una sua girata (lenta e centrale) poi altra doccia gelida per Grosso e iragazzi del presidente Setti: il raddoppio, con un Federico Bonazzoli da sballo. Salta Balkovec a destra e infila una palla a pelo d’erba che taglia area e speranze gialloblù perché nessuno la spazza via ma Mbakogu la devia — di piatto — facile facile in gol. Laribi e soci si disintegrano più di quanto non fossero impalpabili già nel primo tempo: tutti i duelli in campo persi, capacità di pressare e rubar palla praticamente nulla, centrali — e difesa — imbambolati, lenti, mediana rassegnata. La differenza la fa la rabbia dei biancorossi di casa: non vincevano da sei gare, il Verona non perdeva da sei. Laribi offre qualche guizzo, Tupta impegna Minelli ma in gol ci va Morganella, sugli sviluppi di un angolo: sassata micidiale, l’italosvizzero appena vede gonfiarsi la rete si stende a terra e si mette a far flessioni. Sì, derby con favole, anche Morganella grida al mondo... rieccomi, sono tornato. Vince il Padova, è il... bello dei debuttanti

Sezione: Rassegna / Data: Lun 21 gennaio 2019 alle 09:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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