É sembrato lo spettacolo di Adriano Celentano, andato in scena a Verona al teatro Camploy per la diretta su Canale 5 in contemporanea alla sfida del Bentegodi. L’Hellas ha regalato lampi e due gol, ma anche clamorose pause di silenzio. Inspiegabili, a differenza di quelle tipiche del Molleggiato. E fatali, perché invece di affondare un Cosenza del quale aveva pieno dominio, ha lasciato campo e giocate vincenti, subendo alla fine un pareggio che ha scatenato i fischi dello stadio. Nel mirino Fabio Grosso, ormai inviso alla piazza, quasi come il presidente Setti che dopo gli adesivi della vigilia («buffone») si è preso solo un coro d’insulti. Brutto inizio di 2019 per il Verona, che non ha approfittato delle frenate di Palermo e Brescia per guadagnare terreno.

LE MOSSE Se all’andata la gara era stata decisa a tavolino per l’Hellas (campo non agibile), stavolta sembrava in discesa. Il Verona aveva il comando su un avversario partito male soffrendo l’ottimo debutto di Di Gaudio e per la scelta di Braglia. Nel riscaldamento e in formazione il tecnico aveva pensato al 4-3-3 con Palmiero in regia, poi prima dell’inizio ha cambiato mettendo Embalo per un 4-2-3-1 che non ha funzionato. Perché il Verona in mezzo ha avuto la superiorità numerica e ha trovato gli spazi per infilarsi, andando spesso al tiro. E trovando i gol. Il primo dopo una gran girata volante di Pazzini respinta dall’incerto Perina: la palla è sbattuta sul ginocchio di Legittimo e, prima che finisse in rete,è stata toccata da Tupta. Poi nella ripresaDi Carmine, appena entrato, ha ribadito in rete l’ennesima respinta di Perina su botta di Colombatto. Partita in ghiaccio? Macché.

LA RIMONTA Quando Braglia - 4 sconfitte su 4 nei precedenti con il Verona - ha corretto la squadra, mettendo Sciaudone (appena giunto dal Novara), la partita è cambiata. Il Verona si è abbassato troppo, sbagliando. E il Cosenza ha segnato due volte (prima aveva fatto solo 5 gol in trasferta), trovando spazi incredibili in area: proprio Sciaudone di testa e poi Idda in mischia hanno trovato l’incredibile 2-2. Che poi ha vacillato, da una parte dall’altra. Un rigore reclamato da Perez (ci poteva stare) e un tentativo di Tutino hanno spaventato il Bentegodi, che però dopo il disperato risveglio dell’Hellas ha anche imprecato sulla grande giocata diDi Carmine, con assist per Matos che s’è visto deviare in corneril tiro a colpo sicuro.Un finale rovente, con un pallone giunto in campo dalla panchina del Cosenza che ha provocato la reazione di Colombatto (ammonito) e alzato la tensione, sfociata poi nei fischi verso la squadra di un Grosso che, dopo il 3-0 di Padova, adesso è sotto processo.

Sezione: Rassegna / Data: Mar 29 gennaio 2019 alle 10:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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