L’ Uomo Ragno sfida il vento e la pioggia e raddrizza una partita cominciata male e chiusa in crescendo. E’ questo dunque lo spirito del nuovo Venezia di «Uolter» (come lo chiama Tacopina) Zenga? Probabile, perché una squadra in crisi di risultati e identità trova di colpo rabbia e autostima. Ma c’è da dire che, nel derby tornato al Penzo dopo un decennio, il Verona contribuisce non poco alla rinascita degli impauriti avversari: ha in mano la partita, non riesce a chiuderla, soffrendo in modo esagerato una volta preso il gol. Ferma la serie negativa, due sconfitte difila senza segnare, e questa è la notizia migliore per Fabio Grosso che però ammette: «Raccogliamo meno di quello che dovremmo».Un evidente segnale di immaturità.

CHE REAZIONE Zenga ridisegna la squadra e può essere soddisfatto del suo debutto in B: difesa a 4 dopo due anni di rigoroso 3-5-2, doppio regista (Schiavone e Bentivoglio) e Falzerano a sinistra nel tridente. Un 4-3-3 discretamente spregiudicato: Garofalo per esempio non smette mai di spingere mentre Schiavone si sfinisce nell’accompagnare l’azione provando anche il tiro da fuori. Con Litteri un po’ apatico, il peso della manovra ricade soprattutto sui due esterni, il già citato Falzerano e Di Mariano, autore del meritato pareggio. Che è un premio alla furbizia e alla testardaggine: angolo da sinistra, Modolo colpisce di testa, il pallone si impantana nella laguna dell’area e, mentre la difesa dell’Hellas guarda, finisce sui piedi di Di Mariano, che non sbaglia. Venezia che non molla, modalità Zenga.

CHE CALO Stesso sistema di gioco peril Verona: 4-3-3, ma molto più collaudato. Bene per un’ora la catena di destra, Crescenzi più Ragusa che spesso si scambia la fascia con Laribi per non dare punti di riferimento e non è un caso se è da quella parte che nasce l’azione del gol. Produttivo anche se un po’ scolastico Colombatto che deve limitare Schiavone e impostare. Decisivo Zaccagni, e non solo per l’1-0. Il problema è che l’Hellas crea molto ma concretizza poco. Il possesso palla visto nel primo tempo resta un esercizio fine a se stesso se molti dei passaggi sono in orizzontale e se in attacco c’è qualcuno che fatica a trovare la porta. Il discorso porta al solito dubbio. Di Carmine in campo, Pazzini in panchina: scelta saggia o masochistica? Grosso non sembra aver voglia di cambiare: scartato il 4-4-2, la staffetta tra i centravanti è sempre l’ipotesi più probabile. Resta inspiegabile il calo all’inizio della ripresa dopo aver sfiorato il secondo gol. A quel punto, ci voleva un altro Zenga.

Sezione: Rassegna / Data: Lun 22 ottobre 2018 alle 10:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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