Di riunioni collegiali ne è bastata una. Troppe voci, troppe posizioni: impossibile fare sintesi. E siccome manca un mese alle elezioni e non c’è altro tempo da perdere, Gaetano Miccichè ha promosso una serie di incontri bilaterali, già dalla settimana entrante.

Il presidente della Lega di A - riporta l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport - discuterà singolarmente con i colleghi delle altre componenti. One to one, documenti alla mano. In modo da raccogliere gli spunti di tutti e verificare se davvero ci siano le condizioni per arrivare a elaborare una piattaforma comune.

A gran parte della Serie A i provvedimenti da prendere nei prossimi due anni interessano molto di più del candidato da votare il 22 ottobre. Ed è esattamente su questo che farà leva Gabriele Gravina dopodomani, quando toccherà a lui confrontarsi con Miccichè.

 

PROPOSTE Il presidente della Lega Pro non nasconde l’ambizione di convincere i due terzi della A a votare per lui, che presenta un ticket con Cosimo Sibilia. Martedì, metterà sul tavolo la sua disponibilità a prendere in considerazione le posizioni della lega maggiore su format dei campionati, flessibilità degli stipendi e gestione del Club Italia: tutti argomenti sensibili.

Come il peso elettorale, tema che Gravina proporrà di aggirare con la concessione alla Serie A di una golden share, un potere speciale, su determinati argomenti. I contatti degli ultimi giorni sono stati proficui, Gravina conta di raggiungere un’intesa di massima già martedì.

Darebbe uno strattone forte alla campagna elettorale appena iniziata. Oltre ad arricchire il proprio bacino di voti di parte del 12% assegnato alla A, infatti, si accrediterebbe come un candidato trasversale, e a quel punto si potrebbe immaginare un biennio di riforme vere, condivise da una maggioranza qualificata.

Il punto fondamentale per il prossimo presidente federale, infatti, non è con quanti voti essere eletto, ma su quanti potrà contare per governare.

 

DILEMMA Dove staranno i Calciatori, al governo o all’opposizione? È l’interrogativo di queste ore, cui guardano tutti con attenzione. Oggi è impossibile rispondere. Damiano Tommasi è forse nel momento più difficile da quando presiede l’Aic. Vorrebbe restare fedele alla sua linea, lo ha ribadito giovedì agli alleati (ex?): non vuole votare né Gravina né Sibilia, propone un candidato in stile Abete che non ha, prefigura tutt’al più un appoggio esterno in futuro, ma non si sa bene su quali temi.

Di sicuro le riforme che Gravina vorrebbe condividere con la Lega di A, anche nella prospettiva di poter fare a meno delle urne del sostegno dei Calciatori, non piacciono granché a Tommasi. Ma la sua posizione è diventata minoritaria nell’Aic: da giorni la maggioranza dei 52 delegati assembleari spinge per andare al governo della FIGC.

Ecco perché Tommasi sta meditando di non essere più centrale in questa fase, lasciando l’onore e l’onere delle trattative ai suoi collaboratori. A Renzo Ulivieri, che lo ha chiamato per fissare un appuntamento e verificare se si può stare insieme, ha detto di rivolgersi al vice Umberto Calcagno.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 23 settembre 2018 alle 17:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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