E nella partita più sentita di un campionato che dovrebbe essere di passaggio ma rischia di trasformarsi in un lungo incubo, il Verona affonda e non fa niente per salvarsi. Fabio Grosso, che per la vergogna vorrebbe buttarsi nel lago di Garda, dice che «non è questione di modulo o di uomini». E allora di chi è la colpa se l’Hellas ha vinto solo una volta nelle ultime sette partite? Forse dell’allenatore, la sui panchina a Verona infatti è appeso a un filo. Il presidente Setti, nerissimo in tribuna, si è preso qualche ora per decidere, ma il destino dell’ex campione del mondo sembra segnato, e sulla lista dei candidati al momento ci sono Cosmi e Baroni. Lo psicodramma gialloblù manda in secondo piano il sontuoso spettacolo offerto dal Brescia, e non sarebbe giusto. Perché non è un caso se aggancia i rivali di sempre, se porta a 9 la serie di risultati utili (4 vittorie e 5 pareggi: non accadeva dal dicembre 2012), se insomma si propone come candidata almeno peri playoff. Pomeriggio memorabile: nel giorno di un derby che è l’efficace metafora calcistica di liti di confine che durano da un secolo, si celebra anche la prima convocazione in azzurro di Alessandro Tonali, 18 anni, un ragazzo che da queste parti tutti già considerano come il nuovo Pirlo, e non solo perché lo ricorda nella corsa e nei capelli ondeggianti. Lo ricorda perché vede il gioco prima degli altri, ha un gran tiro e se necessario sa anche picchiare.

SCATENATO Il Brescia è costruito sul talento individuale del giovane regista, sull’inesausta fame di gol di Donnarumma, sulla forza di un centrocampo solido. Prendiamo Spalek trequartista, la novità di giornata: decisivo pure lui, perché costringe Colombatto a un oscuro lavoro da marcatore: non ha l’impatto fisico di Bisoli e la creatività di Tremolada, ma garantisce equilibrio e spinta. Perché la caratteristica di fondo dei Corini boys è proprio questa: abbinare qualità e aggressività. Ieri, poi, ogni cosa riusciva facile: l’intesa tra le punte, il gran lavoro di sponda di Torregrossa (e poi il gol: splendido), la pulizia e l’attenzione mostrata da Cistana e Romagnoli, la spinta degli esterni. Con Tonali impeccabile coordinatore.

SPENTO Grosso ha provato a rivoltare la squadra, ma senza riuscirci: debutto dall’inizio del 3-5-2 e della coppia Di Carmine-Pazzini. Un disastro. La difesa ha sbagliato tutto lo sbagliabile, Colombatto (teorico play) si è occupato solo di schermare Spalek, gli esterni non hanno mai accompagnato l’azione, condizione necessaria ma non sempre sufficiente per far funzionare il 3-5-2. E tra i tanti errori commessi c’è stato anche quello di lasciare troppo spazio a Tonali, libero di agire e di pensare. Non solo, il primo tiro in porta arriva all’inizio della ripresa, come il primo cross: alla fine saranno tre, con due gol. Una fiammata. Questo per dire che Di Carmine e Pazzini sono stati due fantasmi, è vero, ma hanno anche avuto pochissime palle decenti. E quindi? Squadra alla ricerca di se stessa e la panchina di Grosso più instabile di uno sgabello. Si cercano soluzioni, e in tempi brevi. Ora la sosta: ma arriva nel momento giusto?

Sezione: Rassegna / Data: Lun 12 novembre 2018 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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