La frase è attribuita a Gaio Plinio Cecilio Secondo, avvocato e letterato dell'Antica Roma: "La casa è dove si trova il cuore". A Roma è nato, Fabio Grosso, ma il luogo chiamato casa è Pescara, la città in cui ha vissuto fin dall'infanzia e in cui ci sono gli affetti familiari. L'amore per Jessica Repetto - figlia di Giorgio, che del Pescara è stato ed è una bandiera - l'ha portato a scegliere di fermarsi a Torino, il posto in cui ha chiuso, con la Juventus, da giocatore. Le radici, quelle, sono un'altra cosa, e accompagnano l'allenatore dell'Hellas a una sfida di passione con la squadra della sua terra.

LE ORIGINI Poco fuori dall'Adriatico, lo stadio del Pescara, c'è un campo in cui crescono i ragazzi delle formazioni dilettantistiche della zona. Tra queste, la mitica Renato Curi, con la sua maglia rossa. Fu lì che Fabio Grosso cominciò a segnalarsi, nell'insolito ruolo (visto in retrospettiva) di fantasista, un 10 dal fisico lungo e il passo dinoccolato. Con il sinistro sapeva tracciare colpi euclidei, ma chi avrebbe immaginato che sarebbe arrivato fino ad alzare, da formidabile protagonista, e da terzino, la Coppa del Mondo, nel 2006, a Berlino? Le origini di Grosso sono lì, sull'erba fangosa da cui è partito tutto, ora tramutata in sintetico.
La Renato Curi è diventata nel frattempo, anche Angolana, e ha traslocato a Città Sant'Angelo: "A Pescara torno sempre volentieri. Ci sono i miei parenti e gli amici che hanno accompagnato la mia vita. Tutto questo, peraltro, non cambia nulla per la partita che ci aspetta, e inoltre il Pescara l'ho già affrontato ma voglio portare a casa i tre punti con i miei ragazzi", dice lui, che è un antipersonaggio naturale.
A Pescara ricordano che, dopo il trionfo al Mondiale, restò a casa, "circondato" dalle richieste di giornalisti e dai cameramen che volevano strappare un'immagine o una parola. Esaurito l'assedio, decise di parlare in conferenza stampa, ma chi ha buona memoria ricorda che Grosso non era un fan dei microfoni quando era nelle categorie minori.

LA FAMIGLIA Suo papà, Antonio, per tutti Tonino, è stato assessore comunale. La mamma è Loredana, il fratello, Andrea, ha scelto un altro sport, la pallacanestro, e gioca in Serie B, al Valdiceppo. L'affetto per la famiglia Grosso è tanto, in città. Soltanto il comportamento di qualche sciagurato è andato in senso contrario: quando ci fu Pescara-Bari, ad aprile, nei pressi dell'abitazione del signor Antonio comparvero delle scritte offensive verso i biancorossi e un invito: "Grosso rispetta la tua città". Un episodio deprecabile che Fabio fu bravo a minimizzare. Certi gesti, d'altronde, sono lontani anni luce dall'apprezzamento che per Grosso c'è a Pescara, e poco conta che non abbia mai indossato la casacca della squadra cittadina, portando quella del Chieti, realtà con cui c'è da sempre una marcata rivalità.

IL FILO Fu proprio a Chieti che Grosso incontrò Tony D'Amico, direttore sportivo dell'Hellas, anche lui pescarese, nato a Popoli, tra le vallate e le montagne della Maiella. Un filo che unisce il tragitto dei due, e che si è riallacciato con il ticket che hanno formato a Verona.
A cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei Duemila, Grosso era ancora un mancino con l'attitudine del trequartista. D'Amico, più giovane di lui (uno è del 1977, l'altro del 1980), si specializzava nei compiti di grintoso centrocampista che hanno caratterizzato una carriera sempre condotta tra molta C e un transito in B all'Empoli. Se Fabio ha avuto la grande occasione della A con il Perugia e l'ha sfruttata, grazie a una costanza che è sempre stata la sua stessa polare, D'Amico ha proseguito a battagliare ai piani periferici del calcio italiano. Un lottatore che, come Grosso, ha salutato Pescara, e l'Abruzzo, per cercare affermazione altrove. Uno è stato fortunato, ma ancor di più bravo. L'altro si è fermato più in basso, ma la fame di arrivare ce l'ha sempre.
La Serie A che ha incoronato Grosso se la vuole prendere da d.s., e per mettersi a correre, per entrambi, c'è da "sgambettare" casa. Il cuore, ora, si chiama Verona.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 16 dicembre 2018 alle 12:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Anna Vuerich
vedi letture
Print