Settantanove minuti in campo, domenica a Benevento, per confermare un concetto chiaro: Andrea Danzi c’è, eccome. Il talento gialloblù ha appena firmato il contratto che lo legherà all’Hellas fino al 30 giugno 2022 (identico accordo ha sottoscritto Marash Kumbulla, approdato con lui nel giro della prima squadra), ma fino a tre giorni fa non aveva raccolto neppure uno spezzone di gara, in quest’annata del Verona. L’Italia è un Paese gerontocratico per eccellenza, e spesso nel calcio – fosse necessario – se ne hanno prove provate. Ossia: se sei giovane, devi startene ad aspettare il tuo momento, che più poi che prima arriverà. Non che Fabio Grosso non nutra fiducia in Danzi, ma l’andamento della stagione dell’Hellas l’aveva indotto a non ricorrere a quello che poteva suonare come un azzardo. Nel finale dello scorso campionato, quando ormai era arrivato il messaggio di congedo alla A per il Verona, Fabio Pecchia aveva deciso di lanciare Danzi, schierandolo titolare, tra l’altro, a San Siro col Milan e allo Stadium con la Juventus. Certo, ormai tutto era finito e la retrocessione era imminente, quando non già ufficiale per legge matematica, ma il ragazzo, che aveva debuttato con il Sassuolo ed era stato impiegato dal via pure col Genoa, aveva dimostrato di avere le stimmate del prospetto reale.

Sezione: Rassegna / Data: Mer 12 dicembre 2018 alle 12:00 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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