A Secondo l’accusa «parevano una falange umana» e meritavano una condanna a tre mesi di arresto ciascuno. A parere del giudice, invece, «il fatto non sussiste» e per questo motivo ieri pomeriggio sono stati assolti tutti e 105 i tifosi dell’Hellas finiti sotto processo a Frosinone per gli scontri scoppiati tra le due formazioni all’incrocio di via Marittima, nel capoluogo laziale, il 29 novembre 2015. «Bene così, con questa sentenza è stata fatta piena giustizia» commenta l’avvocato Andrea Bacciga, che ha difeso gli ultrà veronesi (ne assisteva 104) con i colleghi Federico Lugoboni e Giuseppe Trimeloni. A carico della totalità degli imputati sono dunque caduti entrambi i reati, « radunata sediziosa» e «inosservanza dei provvedimenti dell’autorità». Per i disordini di quel giorno, i supporter dell’Hellas finiti nei guai erano addirittura di più, tanto è vero che sulla vicenda risultano in ballo un secondo processo che riguarda due frusinati e anche uno stralcio per 4 veronesi.E non è ancora finita, perché all’epoca ci furono anche 7 arrestati per rissa aggravata che hanno già ottenuto la messa alla prova per lavori di pubblica utilità. Il crocevia giudiziario più delicato, però, era senza dubbio quello del maxi processo ai 105 tifosi gialloblu di fronte al giudice monocratico Palladini: anche ieri, giorno dell’attesissima sentenza,il tribunale laziale era controllato da uno spiegamento di forze tra poliziotti, giunti per evitare contatti tra i sostenitori delle due squadre, e i carabinieri che fanno abitualmente vigilanza al palazzo di giustizia. A pesare contro i veronesi, risultavano soprattutto le testimonianze rese da dirigenti e agenti della Digos locale chiamati a deporre dal pm D’Angelo: secondo i poliziotti,l’arrivo di quegli oltre cento ultrà da Verona fu del tutto inaspettato. Nonostante gli inviti di agenti e funzionari, stando ai testi dell’accusa i veronesi avrebbero ignorato l’ordine di allontanarsi e sarebbero rimasti «a braccia conserte, come una forma di resistenza». A quel punto gli agenti avrebbero spiegato loro che quella «massa nera» sarebbe stata intercettata dai frusinati e ritenuta «una provocazione». Di lì a poco, un agente notò l’arrivo di una quarantina di supporter locali, preludio ai tafferugli. «Ho sentito i veneti gridare i cori del Verona -ha riferito un poliziotto- A quel punto anche i tifosi del Frosinone sono rimasti lì in atteggiamento di sfida».Secondo la Questura, i sostenitori dell’Hellas avrebbero «fatto esplodere una bomba carta, lanciato un fumogeno su un balcone e i sampietrini», mentre i laziali avrebbero «lanciato una panchina e rilanciato verso i veronesi le bottiglie che erano state lanciate». Diverso invece il quadro emerso dalle audizioni, su richiesta del loro legale Bacciga, di 7 dei 105 veronesi sotto accusa: stando agli imputati, erano giunti dal Veneto con 15 pullman, all’uscita dell’autostrada non ci sarebbe stata la polizia, sarebbero arrivati in piazzale Europa «per caso» fermandosi lì in quanto «era il primo grande parcheggio incontrato». Qualcuno ha sostenuto di essere entrato nel centro commerciale quando la situazione si era fatta incandescente. Nessuno di loro, giustificandosi con l’«esser distante dal punto critico», avrebbe sentito gli ordini dei funzionari di polizia. Quel giorno, tutti «saltarono» la partita; ieri, sono stati assolti. Tutti e 105.

Sezione: Rassegna / Data: Mar 27 novembre 2018 alle 12:00 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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