Fabio Grosso resterà  in sella fino alla sfida interna con il Palermo, ma sempre più in discussione dopo la batosta di Brescia. Nonostante avesse predicato la volontà di creare «un’identità di squadra», il suo lavoro è andato in ambasce di fronte alle prime difficoltà. Verona, sponda Hellas, è una piazza importante. E l’importanza è figlia della storia di questo club, fatta di un’appartenenza viscerale a una maglia che va onorata con un atteggiamento pugnace, volitivo e caratterialmente ineccepibile sul terreno di gioco. Tutti aspetti che il Verona di Grosso non ha mai evidenziato, ingessato com’era in quegli aspetti legati al calcio moderno che allontanano i tifosi (leggi allenamenti a porte chiuse) e a una concezione tattica troppo filosofica e poco pratica: possesso palla, poche verticalizzazioni e soprattutto poca predisposizione al gioco fisico, elemento che definire fondamentale in una categoria come la serie B è un eufemismo. 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 13 novembre 2018 alle 16:00 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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