Il controsenso del derby? È una partita che conta tantissimo, ma non decide niente. Anzi, la storia dice che i delusi del derby del Garda si prendano la rivincita con gli interessi a fine anno.
Brescia-Verona nel 2002 finì 0-0, mancavano quattro giornate al termine e parve una condanna per Mazzone, una salvezza ipotecata invece per Malesani: meno di un mese più tardi, scese in Serie B l’Hellas mentre il Rigamonti piangeva lacrime di gioia. Nel 2012, un altrettanto emozionante successo al novantesimo (punizione di Cordova) non bastò a centrare i play off, cui invece approdò il Verona. E pochi mesi dopo, quel 2-0 alla squadra di Mandorlini targato Daprelà-Scaglia non servì a tornare in Serie A. Neanche a dirlo, ci arrivarono i rivali di sempre.

L’incontro di oggi alle 15 non può essere decisivo, ma resta il più atteso dell’anno. Ed è il derby più sentito dal 22 aprile 2013, quando al Bentegodi andò in scena una sfida che valeva i play off: vinsero 4-2 i gialloblù. Non si toccherà quota diecimila spettatori, cambia poco: da Verona arriveranno in oltre seicento, gli occhi sono sul campo e anche fuori. Corini rilancerà Alfonso in porta (Andrenacci ha un problema muscolare) e Donnarumma in attacco al posto di Morosini, dovrebbe trovare una maglia anche a Gastaldello contro il suo ex compagno Pazzini, al rientro, secondo quanto trapela su sponda Hellas, dove Grosso si gioca già tutto.

Il Brescia è dietro in classifica, ma sta meglio di testa: con il nuovo allenatore non è mai stato battuto in sette incontri (otto comprendendo Suazo), ha dimostrato di avere qualità e coraggio per saper rimontare. Da capire se verrà deciso di andare «all in» da subito, con Tremolada dietro le punte, oppure confermare Spalek che contro il Foggia non ha convinto. Partite così le risolvono le giocate dei campioni. Il Brescia li ha. Pure il Verona. Che lo spettacolo abbia inizio.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 11 novembre 2018 alle 10:30 / Fonte: Corriere della Sera Brescia
Autore: Anna Vuerich
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