Nel calcio, come nella vita, la testa vale più del fisico. Ne abbiamo avuto la riprova a Ferrara dove la Juventus, intossicata dalle fatiche in campionato (12 vittorie consecutive) e dai pensieri della Champions League, s'è impantanata fra le strette maglie della Spal. Il pareggio è lo specchio di quanto avvenuto in una fra le più brutte partite del campionato. Pensate: 2 tiri in porta dei bianconeri, nessuno degli estensi. A dimostrazione che il possesso palla (65% a favore dei campioni uscenti) vale poco o nulla se portato avanti a basse cadenze e con fraseggi banali. In questa circostanza i campioni, Higuain e Dybala su tutti, non hanno fatto la differenza come in altre occasioni. E Allegri, che aveva subodorato qualcosa alla vigilia, è rientrato furioso negli spogliatoi prima del fischio finale. La Spal, alla faccia dei soliti e penosi luoghi comuni, non s'è scansata disputando una gara accorta e intelligente sul piano tattico. Per Napoli, squadra e città, la notizia del pari di Ferrara è stata festeggiata alla stregua d'una vittoria insperata. E adesso, grazie al sofferto successo sul Genoa nel posticipo del San Paolo, può guardare con rinnovato ottimismo al d-day del 22 aprile, alla trasferta di Torino, che può regalare il sorpasso. Fino all'altro ieri un obiettivo dissoltosi come neve al sole in seguito al harakiri interno con la Roma e al pareggio del Meazza con l'Inter. Lo scudetto è una storia ancora da scrivere al di là delle statistiche perché la squadra partenopea potrebbe sfruttare le fatiche dei rivali in Champions. Il doppio scontro con il Real Madrid è già cominciato nella testa di Buffon e compagni. Al terzo posto s'è assestata la Roma, tornata a vivere un buon momento dopo lo sbandamento d'inizio anno. In settimana ha eliminato lo Shakhtar raggiungendo i quarti di Champions League dopo 10 lunghi anni, ieri s'è affermata a Crotone correndo qualche rischio di troppo. Il gruppo s'è ritrovato. E qualcuno dovrà ringraziare Di Francesco alle prese con una situazione difficile sul piano societario per la latitanza del patron Pallotta. Fondamentale l'apporto di Dzeko: la Roma vola quando il bosniaco segna o fa segnare. Desaparecidos Schick e Defrel. Dietro Inter e Lazio nell'ordine, con il Milan a pochi passi. I nerazzurri, protagonisti d'una partita sontuosa, hanno vinto alla grande sul campo della Samp che aveva subito appena 12 gol nelle precedenti 14 partite a Marassi. In un colpo solo ne hanno beccati 5, di cui 4 da Icardi, autore della centesima rete proprio contro la squadra che l'aveva lanciato in A. I biancocelesti, nonostante l'avvio a trazione anteriore con Immobile, Nani, Anderson e Luis Alberto, hanno perso il quarto posto, incapaci di superare all'Olimpico il Genoa. Il pareggio è corretto. Ma la squadra di Inzaghi, per la terza volta consecutiva, s'è vista negare un rigore clamoroso in seguito alla spinta di Donsah ai danni di Anderson. Logico che poi i tifosi siano infuriati con la Federcalcio per l'utilizzo ondivago del Var. Formidabile anche il Milan per aver superato lo choc di Londra e vinto in rimonta sul Chievo. L'ultimo pensiero riguarda il Var. Ieri l'ha fatta da padrone in una specie di FestivalVar aggiustando errori vistosi e sviste inaccettabili. In assenza della tecnologia, il gol di Cutrone sarebbe stato annullato, la Fiorentina non avrebbe avuto due rigori, il Cagliari non avrebbe vinto a Benevento con il penalty al 96', a Verona non sarebbero cambiate due decisioni con rigore assegnato all'Atalanta e gol annullato a Gomez. Un'idea geniale se utilizzata sempre allo stesso modo. Con buona pace di Ceferin, presidente Uefa.

Sezione: Rassegna / Data: Lun 19 marzo 2018 alle 14:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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