L’Hellas Verona si chiama fuori. Nessuna nota ufficiale, un laconico «prendiamo atto, aveva interrotto i rapporti con noi anni fa. Più sentito», altro non esce per le vie istituzionali. «Non posso ricordarmi tutti i ragazzi», dice Claudio Calvetti, l’allora responsabile del settore giovanile dell’Hellas, «uno come tanti, me lo ero trovato lì, che io ricordi mai avuti comportamenti strani. Anche come giocatore, uno come tanti». Ma c’è anche chi quel giocatore se lo ricorda bene, perchè per anni ha ricevuto le sue telefonate, al punto di bloccare i tre numeri di cellulare che il ragazzo aveva in uso. Al punto da svincolare se lo incrociava per strada. Stratagemma inutile, visto che Sall lo seguiva fin dentro i negozi, e sempre per parlare in modo farneticante. Diceva che voleva incontrare personaggi illustri, che voleva incontrare il presidente Setti per presentargli un amico stregone che avrebbe fatto magie per far vincere l’Hellas. Sall era arrivato a Verona nel 2014 quando il responsabile del del settore giovanile era Roberto Gemmi. Ruolo centrocampista sinistro, prima fa la spola tra Vicenza e Verona poi si trasferisce qui nel convitto san Filippo Neri (zona Filippini) in cui all’epoca risiedevano diversi ragazzi delle giovanili del Verona. «Da sempre elemento complicato, con difficoltà a gestire sè stesso e il rapporto con gli altri, lo definirei un disadattato anche se si presentava sempre come sorridente e loquace», è il ricordo di uno che ha lavorato con lui, «chiedeva sempre a tutti soldi o altri aiuti, ed ha sempre raccontato un mare di bugie. Negli ultime tempi era diventato farneticante nei suoi discorsi, esempio tipo quello riferito alla stregoneria, anche se in realtà non è mai sembrato davvero pericoloso». E ancora: «Aveva avuto problemi anche con i compagni, perchè rubacchiava. Piccole cose, ma che non vanno bene, soprattutto in un ambiente dove si deve creare gruppo. A livello sportivo non è mai riuscito a fare granchè. Unica sua impresa un gold su rigore al Torneo di Viareggio. Un gol contro la Juve», aggiunge l’uomo, «mi aveva chiesto persino se volessi della droga. Le volte che l’ho incontrato l’ho trovato veramente fuori di senno, con discorsi che non avevano senso, quasi avesse una malattia psichiatrica. Con noi non ha mai affrontato il discorso religioso, neanche di striscio. Era un folle, questo mi sentirei di dire, ma un terrorista proprio no». Sall era entrato in Italia dalla frontiera di Ventimiglia nel 2010, da clandestino, ed era stato ospitato dagli zii nel Vicentino.

Sezione: Rassegna / Data: Sab 17 marzo 2018 alle 09:15 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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