Il suo Verona sbanda, si perde e sembra crollare ed invece...Ed invece alla fine del primo tempo è zero a zero contro una Lazio meno arrembante della Sampdoria ma con più qualità e maggior forza fisica. Mister Pecchia si sbraccia e cambia spesso modulo. Parte a tre dietro e poi trovare più equilibrio mettendo Caracciolo alle spalle di Romulo. Poi l'ex stopper del Brescia finisce per fare anche il “Caceres” andando spesso a cercare fortuna davanti e non soltanto sulle palle alte. «L'avevo vista cosi», racconta mister Pecchia sconsolato sul divano rosso dell'Olimpico, in attesa che il collega Simone Inzaghi finisca la sua conferenza stampa. Un concetto che il trainer del Verona ripete pure sul lungo tavolo, braccato da due o tre domande al massimo dei colleghi romani. «Volevamo ripartire ma non ci siamo riusciti. È mancata quella personalità che ormai la squadra dovrebbe avere acquisito. Sono un po' deluso. Con Caracciolo dietro avevamo dato più copertura a Romulo che poteva così esprimersi al meglio in avanti ed essere più alti. Un peccato però dalla mia squadra mi aspetto di più». È amareggiato il mister e non lo nasconde. «Bravo Nicolas che ci ha tenuto in partita, molto attento anche Caracciolo ma dobbiamo toglierci quella timidezza che ci impedisce di far bene in molte situazioni della gara. È vero che avevamo di fronte una grande Lazio ma questi difetti ci giocano contro». Paradossalmente quando l'Hellas è cominciata ad uscire dal proprio guscio e dalla rumba laziale, i padroni di casa hanno colpito con Immobile. «È vero» ammette l’allenatore gialloblù, «i ragazzi devono continuare a lavorare e crederci sempre, perchè possono raggiungere l'obiettivo. Mai abbassare la guardia. Dobbiamo sempre rialzare la testa ed avere maggior consapevolezza nei momenti topici della gara». Pecchia non si preoccupa delle 50 reti subite finora. «Potrebbero essere anche 51 o 52, non mi interessa. Dobbiamo fare meglio le cose che sappiamo fare. Di gol ne abbiamo fatti anche 22 che non sono pochi». Ecco forse la cosa che preoccupa di più, è la completa latitanza nelle aree avversarie. «Bisogna avere sempre entusiasmo nel lavoro. Non credete che non pensi a queste cose ogni giorno: e forse è la cosa che mi pesa di più non riuscire a far gol, perchè è l'essenza del calcio. A volte bisognerebbe giocare ancora meno bene di così ma chiudere un'azione in modo positivo. A tante squadre e non solo della fascia di livello del Verona queste cose riescono ma a noi no. Ecco, ai miei giocatori chiederei qualche volte di essere poco puliti in fase offensiva ma di portare a casa qualche tiro in più verso lo specchio». Pecchia si riferisce al tris rifilato al Milan e al poker di Firenze. «Certo in quei casi» continua il tecnico, «siamo stati praticamente perfetti, però vedete che non è sufficiente. Nel calcio servono anche i gol casuali, i tiri in porta da lontano ed altri situazioni. In quello dobbiamo migliorare». Pecchia archivia questa trasferta con l'amaro in bocca di quello che poteva essere e non è stato. Nulla a che vedere con la Lazio trita sassi vista al Bentegodi all'andata e forse per questo uno zero a zero con un pizzico di fortuna poteva starci. «Si torno a casa con un pizzico di amarezza, perchè nel secondo tempo avevamo iniziato a prendere campo. Però io non mollo. Gli ultimi due mesi abbiamo giocato con tutti le grandi, Juve, Napoli, Roma, Fiorentina e Lazio». Infine una carezza Pecchia ce l'ha per Calvano. «Sono contento perchè è cresciuto molto e l'anno scorso era in Lega Pro. Avanti col Toro ci sono in palio altri tre punti».

Sezione: Rassegna / Data: Mar 20 febbraio 2018 alle 13:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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