La prima vera e propria contestazione dell’epoca moderna, quella immediatamente dopo lo Stock 84 e il Bulova Acutron, l’orologio dell’era spaziale, parte alle idi di marzo del 1975. Il Verona di Cadè, grande favorito per il ritorno in Serie A, un po’ come quello di Pecchia della passata stagione, non va o meglio s’inceppa nella sfida con l’Avellino. Sconfitta in casa per due a zero. Una marea di tifosi che vogliono entrare negli spogliatoi. Nessuna scorta e nessun protocollo di sicurezza come è scattato domenica scorsa. I gialloblù escono facendosi largo attraverso la folla inferocita, perchè l’uscita di Maratona era «dedicata» solo agli arbitri. Volano ceffoni per Franzot e Zigoni. Anche Nanni ha un grosso diverbio con uno scalmanato, poi i due, come si usava al tempo, regoleranno i conti a Veronello. Per la cronaca la squadra, poi affidata a Gigi Mascalaito, centrerà la promozione in Serie A.

SEMPRE AVELLINO
Sempre «lupi irpini» indigesti per gli scaligeri. Correva la stagione 2003 - 2004 Maddè, ex centrocampista gialloblù e professionista serio, è chiamato a raddrizzare nuovamente la baracca dopo il fallimento in panchina di Salvioni. «Drammatica» la trasferta al Partenio con un ko per 6 a 0 che esalta Zeman e costringe Italiano e compagni a fuggire dall’aeroporto Catullo con una dozzina di taxi scortati dalla Polizia.

GLI ANNI OTTANTI
Sono anni felici per quanto concerne i risultati straordinari della squadra di Bagnoli, meno per gli incidenti con le tifoserie rivali. Nando Chiampan subì una contestazione feroce. Proteste più frequenti sul finire della sua gestione, con quello striscione appeso in curva Sud: «Chiampan-Polato, il Verona avete rovinato» riferendosi anche all’altro socio, Eraldo Polato. Entrambi lasciarono nel 1990 e l’anno dopo a febbraio arrivò il fallimento. Numerose le occasioni nelle quali i tifosi abbandonarono la curva per andare in parterre, come è avvenuto domenica scorsa, per contestare da vicino la dirigenza. Spesso i tifosi gialloblù si sono schierati dalla parte di un tecnico. Capitò nella primavera del 1989 con Bagnoli con cinquemila cartelli gialli col nome del mister, poi riproposti sempre contro il club a favore di un tecnico. Successe nel 2000 con Prandelli.

ANNI NOVANTA
Gli applausi e gli attestati di stima soprattutto per le famiglie Ferretto e Mazzi, si tramutarono in critiche a causa della retrocessione nel 1992. Un anno segnato da incidenti e scontri violenti fuori dallo stadio come il 12 gennaio del 1992, ko in casa col Milan, anche se la contestazione avvenne molto prima dopo il ko al Bentegodi con la Lazio. Delusione e fischi per tutti con fuga dei calciatori dal Bentegodi l’anno successivo in B. Una squadra, quella affidata a Reja, tornato di moda in questi giorni, che nonostante i vari Giampaolo, Piovanelli, Ficcadenti e Prytz deluse e non poco. Dirigenza e giocatori assediati e contestati dopo il ko casalingo con il Pisa alla trentesima giornata e la certezza di avere perso il treno per la A. Mutti e Inzaghi calmarono gli animi ma nel 1994, il 29 maggio, nell’ultima gara casalinga ci furono solo 800 paganti ed almeno duemila tifosi «tradirono» l’Hellas per sostenere la matricola Chievo che a Carrara cominciava a scrivere la storia. Allora non esisteva rivalità. Un ex Brigate Gialloblù dichiarò: «Andai perchè pensavo che il Chievo potesse diventare il serbatoio del Verona. Una squadra satellite». Alla faccia del satellite, verrebbe da dire oggi.

Sezione: Rassegna / Data: Mar 23 gennaio 2018 alle 11:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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