C’è stato un sorriso, amaro. Ma c’è stato. Quando la Curva Sud ha intonato modello Borussia come corso di scherno verso la proprietà ricordando bellicosi propositi che sembrano,oggi, ancora più ridicoli. E che sono, comunque,decontestualizzati. Perché questo Verona si può permettere solo il modello Verona. Che, in soldoni, significa essere a soli tre punti dalla salvezza con scontri diretti casalinghi da giocare e un mese di aprile da far tremare i polsi. Questo giro ho abbandonato il parterre, ero ospite in altro settore. E quando sono ospite vedo meglio la partita. E ho visto un’Atalanta dominante in ogni aspetto: fisico, tecnico e atletico. Noi non c’entriamo nulla neppure con il modello Atalanta. Non abbiamo la loro storia recente, non abbiamo uno stadio di proprietà, non abbiamo un settore giovanile di quel livello,non abbiamo una proprietà così ricca, non abbiamo un tecnico così preparato, non abbiamo un direttore sportivo così competente, non abbiamo niente dell’Atalanta. Perché anche a livello di pubblico non c’è partita. Noi siamo superiori. L’amara consolazione che mi sostiene al termine di ogni partita persa da questo modello Verona. Adesso c’è la pausa e poi andremo a perdere male a San Siro. Ma dopo l’Inter c’è tutto quello che abbiamo sognato: Benevento, Cagliari, Bologna,Sassuolo, Genoa, Spal. Tutto quello che ci serve. Guardare in faccia il nostro destino. Prendere cinque goal fa male ma fa più male retrocedere e noi non siamo ancora retrocessi. E fino a quando non lo saremo io ci crederò. A costo di sembrare un ebete; non mi resta altro che continuare a credere. E con me quelli che stanno ormai metabolizzando qual è il nostro ruolo in questo mondo. Proprio nella settimana in cui si ricorda il trentennale di Brema. Un modello Verona che non esiste più.

Sezione: Rassegna / Data: Lun 19 marzo 2018 alle 11:30 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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