Dovranno imitare Jorginho, Iturbe e Toni. Ce la facessero, coglierebbero un doppio risultato. Il primo, e più importante, sollevare il Verona dall’apnea della zona a rischio. Il secondo, che vale per la statistica e proprio per questo è eloquente, consentirebbe all’Hellas di tornare a un periodo bello. Di mezzo, però, c’è l’Atalanta.

SERIE OK Il Verona ha sconfitto il Torino e il Chievo. Dal 2-1 con i granata all’1-0 nel derby, sono arrivati dei risultati che dicono che la continuità è possibile. Una serie utile che adesso passa per l’incrocio con i nerazzurri. La costante è il fattore campo: il Verona, in questa sequenza aperta, si è sempre imposto al Bentegodi. Piazzare il terno sarebbe un esito fenomenale per un gruppo che fino a poche settimane fa era in odore di condanna e che adesso ha ripreso a sperare, con concreti argomenti per crederci.

DATI Ci sono da sfidare i numeri, che dicono che l’Hellas non vince tre partite di fila, in Serie A, dal 2013. Da neopromosso, il Verona stupì l’italica pedata. La svolta fu l’ingresso tra i titolari di Juan Manuel Iturbe. Gli bastarono pochi minuti per far capire che nulla sarebbe stato come prima. Finte, serpentine, e alla prima opportunità, il gol. Un suo calcio di punizione aprì la via al successo con il Livorno: un 2-1 sofferto. Una settimana dopo il Verona tenne una lezione accademica a Bologna, affermandosi per 4-1. Cacciatore, Iturbe – autore di un gol «maradoniano» –, Toni e Jorginho demolirono i rossoblù. E quando arrivò anche un adrenalinico 3-2 in rimonta con il Parma, l’Hellas visse sogni di rock ‘n’ roll. Qui e ora, la storia è diversa. Sempre neopromosso è, il Verona, ma se quella di allora, era una squadra colma di soluzioni, adesso le scelte sono meno abbondanti. Pecchia ha rivitalizzato giocatori che parevano essere ai margini dell’organico. Il caso esemplare porta a Calvano, ma anche a Felicioli. Non c’è un finalizzatore sontuoso come Toni, né un’artista della pelota quale Jorginho. Di un altro Iturbe non c’è traccia. L’Hellas punta sulla dedizione collettiva, sullo spirito di sopravvivenza. Basterà? Se il Verona dovesse, a distanza di cinque anni, replicare quanto accadde con quel- lo splendido Hellas, la rivoluzione sarebbe possibile.

TRADIZIONE C’è, a supporto, la tradizione favorevole che vuole i gialloblù sempre vincenti nelle ultime cinque partite giocate in Serie A con l’Atalanta al Bentegodi. Nel 2001 per 2-1, nel 2002 per 3-1. Il salto al 2013 ha cambiato l’ordine dei fattori ma non il prodotto: 2-1 per l’Hellas nel 2013, che si impose nel 2015 per 1-0, grazie all’unico gol in campionato di Saviola. E nel 2016 il Verona centrò proprio con l’Atalanta (fu un altro 2-1), la prima vittoria di un’annata sventurata, conclusa con una retrocessione dolorosa quanto corretta per quel che l’Hellas (non) aveva saputo esprimere. La salvezza era già un miraggio, adesso è un po’ sogno, un po’ speranza, un po’ un obiettivo tangibile. A ripetere il passato, il Verona potrebbe perlomeno respirare profondamente. 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 18 marzo 2018 alle 10:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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