Annata 2011-2012, quella dell’esplosione di Mattia Destro nel Siena: l’allenatore è Giuseppe Sannino, il suo compagno di reparto è Emanuele Calaiò. È storia di 5 anni fa, eppure sembrano passate due vite. Calaiò non sente Destro più
da tempo, ma continua a seguirlo, soprattutto ha voglia di raccontarlo. E, credeteci, appena gli chiedi di Destro, subito si accende. «Allora Mattia era un ragazzo, viveva il calcio con spensieratezza, non aveva pressioni e tensioni, per il Siena era una scommessa da vincere. E il Siena la vinse, anche per i grandi meriti di Destro». Calaiò era il compagno di reparto che gli giocava accanto, sapeva come prenderlo, lui che era fatto su misura per quelle che erano le sue caratteristiche
tecniche. «Facevo più la seconda punta che la prima, dialogavamo, ci dividevamo compiti e ruoli, era un velo contro velo continuo. Sì, proprio come quello che hanno fatto Mattia e Palacio a Genoa sul gol del Bologna. Giocare con Destro era bello e anche facile». E, qui, salta fuori la prima verità di Calaiò. «Destro deve avere una punta vicino, nel 4-3-3 fa fatica, non è adatto, forse ci crede anche poco. Se hai Mattia devi costruirgli attorno una squadra con il 4-4-2 o con il 4-3-1-2, al limite con il 4-2-3-1, con un trequartista alle spalle. Chissà, ora che si è fatto male Di Francesco, potrebbe arrivare la svolta».
Figuratevi se Calaiò vuole mettere bocca su quello che è il lavoro di Donadoni, ma le sue parole assomigliano tanto a un messaggio per il tecnico del Bologna. «Palacio e Mattia insieme possono fare grandi cose e non è solo un discorso
tecnico, Destro ha bisogno di qualcuno con il quale poter dividere le responsabilità, dove uno può aiutare l’altro e dove
uno può essere l’ancora di salvezza dell’altro. Con il Bologna che a quel punto avrebbe anche più il gol addosso
».
È talmente sicuro dei concetti quasi da non credere a quanto sta accadendo, avendo conosciuto un Destro tanto lontano da quello di oggi. «Ve l’ho già detto, se Mattia lo metti a fare la punta centrale soffre, io me lo ricordo come uno che sapeva fare tutte e due le fasi, molto bravo tecnicamente. Mi chiedo come il Bologna possa fare a meno di lui. Dico la verità, è una buona squadra, ma non mi pare che abbia particolari ambizioni, fosse stato il campionato di quattro o cinque anni fa anche
il Bologna avrebbe dovuto vivere nel mischione. Ecco, probabilmente Destro ha sofferto anche questa realtà,
aspettandosi di viverne un’altra, più importante, con altri obiettivi
».
Non gli parla da un paio di anni, è vero, eppure per come è informato e per quanto è dentro la realtà sembra che Calaiò stia condividendo anche l’appartamento con Destro a Bologna. «Lo guardo in televisione televisione e mi accorgo che non si diverte quando gioca, oggi il Bologna è un piombo nella sua testa, si rende conto che tutti lo stanno prendendo di mira ed essendo un ragazzo debole caratterialmente fa fatica a reagire. La verità è che negli anni lo hanno fatto sentire una prima donna e che come tutte le prime donne ritiene di dover essere sempre accarezzato, coccolato».
E ora sentite quest’altro pensiero dell’attaccante, almeno per noi ha fatto bingo. «Quell’impiego a Roma negli
ultimi cinque minuti può averlo ammazzato, immagino quanto sia abbattuto. Conoscendolo, avrà pensato che lo stanno prendendo in giro, che vogliono metterlo con le spalle al muro, che vogliono fargli pagare tutto quello che non ha fatto fin qua, che vogliono costringerlo ad andarsene. Invece se la storia la guardi dalla parte dell’allenatore ti fai un’altra idea, quella che se Destro va più piano di un altro deve giocare l’altro, che anche nel calcio deve esistere la meritocrazia e che un tecnico deve fare il bene di tutti e non solo di uno. Io saprei a 35 anni come fare a uscire dal tunnel, ma Mattia è
ancora giovane. Certo che così non può finire, la prima mossa però spetta a lui, poi…
».
Poi sì, Calaiò guarda avanti e ha una sua idea su come possa essere recuperato Destro. «Mattia è un patrimonio tecnico ed economico per il Bologna, uno ha bisogno dell’altro, devono fare qualcosa, come se dovessero ripartire da zero. Datemi retta—si raccomanda, quasi rivolgendosi alla città rossoblù intera —, c’è un solo modo per consentire a Destro di ritrovarsi». Quale? La risposta non si fa certo attendere: «Bologna deve ridargli stima e fiducia, farlo sentire importante, al tempo stesso Donadoni di cose ne dovrebbe fare due. La prima: anche lui dargli fiducia e continuità, pur se Mattia all’inizio farà ancora fatica. La seconda: mettergli Palacio vicino. Mi dispiace vederlo così. Purtroppo è fragile, ma io tifo per
lui, anche perché è un ragazzo bravo e di cuore, oltre che un attaccante di grandi potenzialità
».

Sezione: Rassegna / Data: Dom 12 novembre 2017 alle 10:00 / Fonte: Corriere di Bologna
Autore: Ilaria Lauria
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