Gol sbagliati, una traversa, un’espulsione, svarioni, qualche calcione, sparacchiate nel mucchio che avrebbero mandato in ebollizione anche il parroco cui si inneggia quando il pallone viene alzato a capocchia, ma alla fine di quest’ordalia di passioni contrastanti il Verona batte il Benevento e sale oltre la soglia dell’apnea.

Vince la prima partita in campionato, l’Hellas, e si mette alle spalle quattro squadre, agganciandone altre tre a quota 6. Domenica ci sarà il derby con il Chievo e la logica, come pure la classifica, esige che il Verona sia sfavorito. Altrettanto chiaro è che i gialloblù hanno esibito, col Benevento, uno spirito che, se confermato, potrà essere un jolly sulla rotta per la salvezza. Poi, sulla serata del Bentegodi, ci sarebbe molto da dire, ma gli spazi dettati dal rigaggio del commento richiedono che si proceda con ideologica dedizione per la sintesi.

L’1-0 arriva con una magia sull’asse Verde-Romulo ed è, di gran lunga, la cosa più bella della gara, e mica soltanto perché trattasi del gol che la decide. Si guardano in tralice, Verona e Benevento, schierati con moduli speculari, seppure declinati secondo cadenze diverse. Il 4-3-3 dell’Hellas ruota (o, perlomeno, così dovrebbe essere nelle intenzioni) attorno a Pazzini e alla corsa di Cerci, mentre Valoti dilata il tridente, spostato sul filo della linea dell’out. Baroni, invece, adotta un 4-1-4-1 votato a limitare i rischi di molto al di sotto del livello di guardia. Ne viene fuori un ritornello che, in partite come queste, è una sorta di regola non scritta: la paura di perdere è di gran lunga superiore alla voglia di vincere. Ci puoi mettere sul conto qualche scatto di Cerci, giusto per speziare un tantinello il piatto, ma non aspettarti mai che diventi una saporita pietanza da servire. Manca il sale e non c’è nemmeno il pepe.

Dov’è la sorpresa? In realtà, non c’è bisogno di essere dei raffinati degustatori professionisti, in stile «Gambero Rosso», per intuire che non sei entrato in un ristorante pluristellato, ma in un’osteria strapaesana in cui la cucina non è nemmeno sempre agibile. Ma se questo offre la mensa, non ci si lagni. Per chi desiderasse solleticarsi il palato, tuttavia, si vada avanti con le portate, fino al momento in cui – è il 38’ – Pazzini incoccia in volée plastica il servizio su punizione di Cerci, spedendo il pallone sulla traversa. Un pezzo di bravura che meriterebbe ben altro esito, e che fa a pugni con i due errori fronte alla porta commessi, prima e dopo, da Valoti.

In mezzo, il Verona si è trovato in superiorità numerica, con Antei che ha affondato lo stesso Valoti con un’entrata da wrestling che avrebbe fatto la fortuna degli show che fanno il pieno nelle stracolme arene made in Usa. Avanti di un uomo, l’Hellas accartoccia all’indietro il Benevento, che rimedia con l’ingresso di Gyamfi per Parigini che modifica l’assetto in un 4-4-1 blindatissimo, salendo sulle barricate. Per svellere la trincea di Baroni occorre impiegare le maniere forti. Pecchia ci strolica sopra e decide che la soluzione più congrua è togliere Valoti, smarrito dopo le «ciccate» a tu per tu con Brignoli, e infoltire la pattuglia d’attacco con Kean. Con lui, Pazzini e Cerci l’Hellas passa a giocare con due punte purissime e un suggeritore che svaria, libero di creare calcio.

Tutto su, il Verona, proiettato all’inseguimento di quel gol su azione che è arrivato soltanto una volta in campionato. Quando Cerci non ne ha più, tocca a Verde. La mossa è azzeccata, perché proprio da uno scatto folgorante del nuovo entrato nasce il gol di Romulo, in capo a un ribaltamento di fronte impetuoso, chiuso con una delizia che bacia l’angolo alto. Il Benevento ha una sesquipedale occasione per il pareggio, con Iemmello che manca la stoccata di fronte a Nicolas. Lo scialo vale quanto un gol per l’Hellas, che ha modo di festeggiare.

Sezione: Rassegna / Data: Mar 17 ottobre 2017 alle 12:30 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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