Novità, rinascite e carattere. In tre parole, si può definire così la vittoria ottenuta dall'Hellas contro l'Ascoli. Dopo una breve e giustificata sbandata, il Verona ritrova la retta via, e riparte con più certezze e meno dubbi in saccoccia.

IL NUOVO MODULO - Più che una volontà, la scelta del nuovo modulo sembra una necessità. Pochi centrocampisti a disposizione, in più, con lo spostamento di Cacciatore o Albertazzi in mediana, non sarebbe cambiato nulla in quanto, vista la settimana difficile passata da Abbate, nessuno nella rosa gialloblù avrebbe potuto coprire la fascia difensiva lasciata libera da uno dei due eventuali "migranti". Dunque, scelte - quasi - obbligate. Il plebiscito popolare è pronto ad invocare il 4-2-4, ma difficilmente Mandorlini cambierà così drasticamente. Questo modulo resta comunque un'ottima variante rispetto al solito canovaccio, per un Verona in versione camaleontica, pronto a cambiare volto a seconda delle situazioni e delle partite. Non dimentichiamo nemmeno la fortuna che, in cadetteria, lo schieramento a quattro punteri ha riscosso in questi ultimi anni. Prima Conte col suo Siena, poi il Toro di Ventura, hanno fatto il grande salto proprio con questa tattica.

VECCHIE ABITUDINI RITROVATE - Il Verona vincente ha i volti di Hallfredsson e Gomez, due giocatori fra i più bistrattati dalla critica in questo scorcio di stagione. Sarà un caso? Mah. Di certo c'è un fattore: il Verona ha riscoperto le potenzialità di due che, se saranno in grado di far viaggiare il loro motore sempre a questi giri, alzeranno in maniera esponenziale le potenzialità di tutta la squadra gialloblù. L'argentino sembrava assatanato nel primo tempo: corse, tiri, fantasia ed una doppietta negata prima dal palo, poi da Guarna. Per Hallfredsson vale lo stesso. Da bravo islandese, ha scaldato il Bentegodi dopo soli 23 secondi. In un piccolo lasso di tempo, una stagione può anche svoltare.

LA GRINTA DI MANDORLINI - L'Hellas era la fotocopia spiaccicata del proprio mister. Questione di atteggiamento, che l'allenatore ravennate ha prima elaborato dentro di sè, dopo una pioggia di critiche arrivata e presa senza ombrello, ed infuso poi nella sua squadra. Vedi Albertazzi, un veterano nel corpo di un ventenne, vedi Bacinovic, finalmente a standard adeguati al nome, vedi Bojinov, stallone di razza purissima. Mandorlini non si scopre certo adesso: quando la pressione sale, lui dà il meglio di sè.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 10 dicembre 2012 alle 09:00
Autore: Alberto Pecchio
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