Dov’eravamo rimasti? Bentegodi, lo scorso 13 maggio: il Verona già retrocesso perde facile con l’Udinese mentre i tifosi cantano «Fabio Pecchia portaci in Europa». Oltre 3 mesi dopo, stesso stadio: sono sparite le tracce del doloroso sarcasmo e il popolo gialloblù è disposto a perdonare anche se alla fine del primo tempo gli scappa qualche fischio. Però deve aver capito che il rinascente Hellas (17 acquisti e 11 cessioni, e oggi arriva Joel Mumbongo, attaccante ‘99, dagli svedesi dell’Utsiktens) è ancora lontano dall’essere presentabile. Stupisce, e in senso positivo, il Padova: organizzato e reattivo. Gioca palla a terra, crea più dell’Hellas e fa la partita per oltre un’ora. Avrebbe anche meritato di vincere, considerato il gol ingiustamente annullato a Bonazzoli (al 13’ s.t. non è in fuorigioco quando colpisce di testa da posizione impossibile). Per questo, il furbo Bisoli dice: «Tutti ci mettono tra le squadre che devono salvarsi. Meglio così».

LA COPPIA Grosso ha un equivoco tattico da risolvere in tempi brevi: Di Carmine e Pazzini possono giocare insieme? Sembrerebbe di sì, a giudicare da quello che succede nel recupero, e cioè spiazzata del primo e splendida semirovesciata del secondo deviata da Merelli. E quindi: c’è la possibilità che i 6 minuti del Pazzo possano avere una crescita esponenziale? Forse, ma Grosso dovrà cambiare modulo come è successo ieri: da uno zoppicante 433 al 4312 con un trequartista (Laribi) dietro le punte. Di Carmine è rimasto troppo solo, e stretto fra i tre centrali visto che Contessa e Zambataro si abbassano sugli esterni. Ma c’è da tanto lavorare anche a centrocampo: Henderson e lo stesso Laribi, che poi si è spostato sulla fascia, si sono nascosti mentre Gustafson e Zaccagni hanno dato più equilibrio ma poca creatività. Da salvare: l’ex Almici, su punizione primo gol in carriera e secondo regalo di nozze dopo il contratto che gli ha portato il procuratore il giorno del matrimonio. E Caracciolo, buona predisposizione a spingere.

GIOVANI E FORTI Il derby che torna dopo 5 anni certifica dunque che il neopromosso Padova non vuole e, pensiamo, non farà tappezzeria. A pareggiare è un difensore, il 21enne debuttante Ravanelli, con una spaccata da vero attaccante. Bisoli ha costruito un gruppo di giovani che gioca un calcio non banale, affidandosi alla regia di Cappelletti, alla forza di Bonazzoli e all’inventiva di Clemenza: con pochi allenamenti nelle gambe, il ragazzo ha dimostrato che il gol segnato nella tournée con la Juve non è stato un caso, ieri ha sfoderato un sinistro a giro uscito di un soffio. Per facilitargli l’ambientamento, il tecnico ha anche rettificato il modulo, mettendogli di fianco Capello, un attaccante di ruolo, sostituito per passare dal 3421 al 3511 quando, negli ultimi 20’, l’Hellas è diventato pericoloso. Ma non si sono visti punti deboli. O se ci sono, Bisoli sa come nasconderli.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 27 agosto 2018 alle 07:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Anna Vuerich
vedi letture
Print