Antonio Di Gaudio ha cosi parlato del Palermo a La Gazzetta dello Sport, anche in vista della sfida con il Verona:

«Sono nato a Borgonuovo, in mezzo a quattro quartieri, in una periferia non tanto bella, nelle case della Posta. Lì mi conoscono tutti».

La prima squadra è stata la Ribolla, quella di Schillaci. «Mister Salvatore Zammitti, oggi al Palermo, è il padre che non ho mai avuto. Giocavo per strada, mi ha visto e dèstato una guida per me. Ha scoperto tanti talenti, è un fenomeno».

E poi la prese il Palermo. «Giocavo poco, non ho mai capito i motivi, mi davano spiegazioni strane. Poi, prima di andare in ritiro con la Primavera, mi hanno detto che era meglio se smettevo. Avevo 17 anni, mi hanno ammazzato, ho pianto come quando è morta mia nonna. Mi avevano voluto a tutti i costi. Incredibile».

Del Palermo era anche tifoso? «Come no. Scavalcavo al Barbera con mio fratello, eravamo matti. Tifavo per Cappioli e La Grotteria. Ma dopo essere stato scartato, basta. E’ la mia città, ci abitano i miei cari, ma quando ci gioco contro...».

Succederà ancora l’8 aprile: Palermo-Verona. «L’anno scorso ho vinto col Parma. Non vedo l’ora: certo, mi serviranno un po’ di accrediti... Ma ancora c’è tempo»

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 06 marzo 2019 alle 10:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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