Giampaolo Pazzini, il bomber dell'Hellas Verona, ha rilasciato un'intervista esclusiva a DAZN.
Di seguito le parole del numero 11 gialloblù.

"A volte mi fermo a pensare alle tante cose che ci sono state: partite, impegni, delusioni, gioie.
Fino ai 18 anni, ho vissuto il calcio come un gioco, quindi non sentivo mai l’obbligo di diventare chissà cosa. Mi sono sempre divertito cercando di migliorarmi e sono sempre stato così.
Per come gioco io, essendo una punta d’area, devi avere per forza delle qualità acrobatiche, sia d’istinto che di prima, perché non hai molto tempo per pensare. Tante volte spero che la palla vada lì dove penso possa andare. È quel decimo di secondo che mi permette di rubare il tempo all’avversario difensore per fare gol.

Il gol da “zoppo”? Lo porto nel cuore. Avevo chiesto il cambio, non ce la facevo più (infatti poi avevo una microfrattura al piatto tibiale). Era un martedì a Barcellona in Champions League. C’erano un po’ di pensieri in testa, quindi ho scagliato la palla con tutta la rabbia che avevo in quel momento lì. Un gol da zoppo fa piacere, dai.

Sicuramente, se devo pensare agli anni migliori, sono stati i tanti gol con la Nazionale, in Champions League, quindi gli anni con la Sampdoria, che sono quelli che si ricordano di più.
Più del Pazzini di Wembley? Eh, ero alla Fiorentina. Quando sei giovane, ti dicono sempre: “Non pensare al gol, pensa a giocare per la squadra”. Così facevo, ma il gol non arrivava. Quando mi sono reso conto che il gol conta molto di più rispetto a giocare, allora è cambiato qualcosa nella testa e nel modo di giocare. Quella giornata lì è stata fantastica. Magari me ne rendo più conto adesso di quanto abbia fatto ai tempi, perché magari non gli avevo dato il giusto peso. Invece fare tre gol a Wembley non capita spesso.

Il primo rigore parato, di poco tempo fa? Me ne sono pentito molto, perché ho fatto un cambio di angolo alla fine. Quando di solito cambi… sbagli. Il secondo? Fortunatamente abbiamo vinto 1-0, quindi è stata più una delusione mia personale. In carriera ne ho calciati tanti, penso 43 o 44. Ne ho sbagliati 3, quindi tornerò sicuro.

Chi o che cosa mi ha deluso di più nel calcio? Non ho mai coltivato rapporti. Non ho mai avuto rapporti con allenatori, direttori, presidenti. Sono sempre stato uno che ha fatto quello che ha fatto, poco o tanto che sia, per meriti. Chiaro però che ci sono stati tanti comportamenti di persone che si sono comportate male. Se queste persone, quando le dovrò rivedere, faranno il giro un po’ più largo, io potrò andare dritto. Questa è la cosa che mi rende orgoglioso.

L’amico vero? Penso Luca. Se mi vedo un po’ come lui, oltre i 35 anni a segnare più 20 gol in Serie A? No, innanzitutto per le qualità fisiche differenti, ma poi diventare capocannoniere a 38 anni è da campione di altissimo livello."

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 13 aprile 2019 alle 12:30 / Fonte: DAZN
Autore: Anna Vuerich
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