VERONA. La Figc gli ha assegnato, poche settimane fa, un riconoscimento alla carriera riservato soltanto ai più grandi: Osvaldo Bagnoli è entrato nella Hall of Fame del calcio italiano. In primavera, a Coverciano, si svolgerà la cerimonia ufficiale. Ieri, a Palazzo Barbieri, l’amministrazione comunale, con l’assessore allo sport Filippo Rando, gli ha consegnato un premio per celebrare l’evento: «Per me è una grande emozione», le parole di Bagnoli. Il tecnico del Verona dello scudetto e degli anni più gloriosi, fuori dal contesto dell’impegno istituzionale, parla dell’Hellas di oggi, a partire dalla vittoria con il Milan.

Osvaldo Bagnoli, ha visto il 3-0 di domenica?

«Sì, anche se non ero allo stadio. Ho seguito la gara da casa. Il Verona è stato bravo, ma sono sincero e dico che in altre occasioni aveva giocato meglio e raccolto molto di meno. L’augurio è che questa sia la partita della svolta».

Sabato si va a Udine...

«Campo difficile, di fronte c’è una squadra in forma, che ha appena battuto a San Siro l’Inter. Sarà più dura che con il Milan, che a Verona mi è parso in grossa difficoltà. D’altronde, se vuoi battere una grande, devi sempre sperare di trovarla in una giornata non favorevole e non sbagliare niente».

Al Verona che cosa occorre per salvarsi?

«Continuare come ha fatto nelle ultime giornate, con la speranza che certe situazioni che sono andate per il verso giusto con il Milan, cosa che prima non era successa, si ripetano ancora. Per prendere i punti occorre un po’ di fortuna, è sempre stato così».

Udine significa una partita da leggenda del suo Verona...

«Il 5-3 del 1985, già. Fu una giornata incredibile, perché eravamo sul 3-0 per noi e ci raggiunsero. Dopo, nel giro di un paio di minuti, segnarono altri due gol Elkjaer e Briegel e vincemmo. Fu senza dubbio uno degli incontri determinanti nel campionato dello scudetto».

Sarà una tappa di grande rilievo anche per l’Hellas di oggi, non trova?

«La stagione è lunga, ma proseguire in questa serie di risultati utili può dare molto coraggio. Dopo arriva la Juventus e si vedrà. Poi ci sarà il mercato, a gennaio, e credo che qualcosa sarà modificato».

Dove intervenire?

«Magari si possono aggiungere due giocatori in attacco, soprattutto perché sento che Pazzini ha dei problemi fisici e bisogna avere chi la butti dentro»

Fabio Pecchia siede su quella che è stata per nove stagioni la «sua» panchina. Come lo valuta?

«Non mi permetto di parlare di tattica o discorsi di questo genere. Il calcio è cambiato, adesso le squadre in tutto il mondo fanno questa roba, il possesso palla, che a me non piace proprio. Mi sembra che Pecchia abbia un buon rapporto con lo spogliatoio e che la società nutra fiducia nei suoi confronti».

Importante che sia così?

«Fondamentale. L’armonia tra le persone è sempre quel che conta di più. Ripeto sempre che quella che c’era tra i miei giocatori fu il fatto decisivo per vincere lo scudetto, mentre non ce n’era nel mio secondo anno all’Inter, tant’è che fui esonerato e da lì in poi non ho più voluto allenare. La stessa armonia può esserci in questo Verona, allora, anche nella ricerca della salvezza».

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 21 dicembre 2017 alle 12:00 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Camilla Dalloco
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