L'anno scorso fu proprio la sfida con il Benevento a segnare la fine definitiva del Verona in Serie A: gli scaligeri persero 3-0, il direttore sportivo Filippo Fusco si dimise e il Fabio di allora, Pecchia, si trovò da solo a guidare una nave ormai quasi del tutto affondata.
Questo è ciò che fa notare oggi il Corriere di Verona nella pagina dedicata allo sport. C'era un tempo in cui Benevento si chiamava "Malevento": se i veronesi dovessero tornare a testa bassa anche oggi dalla terra campana, il nome della città potrebbe effettivamente tornare alle sue origini, per quanto riguarda i gialloblù.

Benevento e Verona sono entrambe due neo retrocesse. Potrebbe quindi essere un cosiddetto "big match", ma, fa notare il Corriere, mentre la prima si è rimessa a correre dopo un periodo di magra, la squadra di patron Setti è ancora ferma a leccarsi le ferite.
La colpa però ricade sempre e solo sulla figura più evidente a tutti: Fabio Grosso, il giovane allenatore che ha preso in mano le redini di una biga con cavalli di razza, ma che per ora non hanno ancora messo il turbo.

La formazione di oggi, suggerisce il Corriere, sarà molto simile a quella vista nella partita con il Palermo, finita in un sufficiente pareggio. Sufficiente per Setti, che non ha dovuto fare scelte drastiche, sufficiente per Grosso, che non è stato sostituito in panchina, sufficiente per i giocatori giallblù, che hanno tirato avanti ancora un po'. I tifosi però ancora non accettano la situazione, anche se la loro fede li ha portati a partire comunque per seguire la partita di oggi al Vigorito e infatti circa 70 di loro saranno lì a cantare come sempre i cori della Curva scaligera.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 09 dicembre 2018 alle 09:00 / Fonte: Corriere di Verona
Autore: Anna Vuerich
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